Si terrà tra il 25 aprile e il 3 maggio prossimi in Spagna, davanti a una giuria popolare, il processo per l’omicidio di Giuseppe Nirta, ucciso a 52 anni il 9 giugno 2017 nella Murcia a colpi di pistola mentre rientrava a casa. Aveva precedenti per traffico di droga ed era stato coinvolto nell’operazione Minotauro contro la ‘ndrangheta in Piemonte. L’unica imputata è la sua compagna, Cristina Elena Toma, romena. Per lei la procura chiede una condanna a 26 anni.
Secondo “El periodico de Espana”, che riporta la notizia, Nirta era sotto indagine in Spagna per i suoi presunti legami con la ‘ndrangheta. Originario di San Luca (Reggio Calabria), è fratello di Bruno Nirta, per carabinieri e Dda di Torino al vertice della locale aostana di ‘ndrangheta e condannato l’anno scorso, nel secondo grado del processo Geenna, a 12 anni 7 mesi e 20 giorni di reclusione. Secondo la procura spagnola la sera dell’omicidio la coppia stava rientrando a casa ad Aguilas quando la donna è scesa dall’Alfa Romeo 147 e gli ha sparato sette colpi di pistola.
Cristina Elena Toma inoltre, non ha chiamato direttamente i soccorsi, ma si è limitata a informare un’amica di Giuseppe Nirta usando il cellulare di lui. L’accusa del pm si basa su due perizie tecniche della Guardia civil, secondo cui la maglia e i pantaloni indossati quella sera da Toma presentavano tracce di polvere da sparo. Il pm ha chiesto 24 anni per l’omicidio e due anni per la detenzione illecita della pistola.
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