Una vera e propria centrale delle truffe che operava in tutto il Sud Italia. Secondo gli investigatori, però, solo la punta dell’iceberg di un’organizzazione ancora più ampia, per questo si stanno cercando di individuare altre persone coinvolte e ulteriori vittime.

È quanto ritengono di aver scoperto i carabinieri di Reggio Calabria che insieme ai colleghi di Napoli, hanno identificato per ora due pregiudicati ritenuti coinvolti nell’attività criminale, e che avrebbe avuto la base operativa nei pressi di Porta San Gennaro, nel capoluogo partenopeo: da qui si sospetta partissero i colpi lungo la penisola meridionale.

Le indagini sono scattate però nel reggino, dopo una truffa avvenuta nello scorso mese di maggio a San Giorgio Morgeto, piccolo centro della provincia.

Secondo gli investigatori, con il classico metodo del falso carabiniere, i due malfattori avrebbero raggirato un’anziana invalida al 100%, convincendola a dargli tutti i gioielli che aveva in casa.

Per persuaderla, avevano inscenato un finto incidente stradale in cui sarebbe stato coinvolto il nipote, richiedendo alla vittima un altrettanto falsa cauzione per evitare l’arresto del giovane. Spaventata e preoccupata per la sorte del nipote, la donna aveva così ceduto i suoi preziosi, ricordi di una vita, del valore che supera i 40 mila euro.

L’ERRORE FATALE

Qualcosa però, quella volta, non è andata per il verso giusto. I truffatori sarebbero stati difatti disattenti durante la fuga, commettendo un errore: la loro auto, parcheggiata nelle vicinanze dell’abitazione dell’anziana, è stata infatti ripresa dalle telecamere di sicurezza di un negozio.

Nonostante il video mostrasse solo un parziale della targa, i Carabinieri sono comunque riusciti a risalire al veicolo grazie a un’analisi incrociata dei dati, verificando i movimenti nella zona e restringendo il campo ai possibili sospetti.

Ma non è finita qui: durante le indagini, i militari hanno fatto leva anche sulle testimonianze dei residenti, che avevano notato i due aggirarsi in zona con fare sospetto, nei giorni precedenti, alla ricerca forse di altre potenziali vittime.

L’errore fatale è stato quello di sottovalutare la memoria della comunità locale, dove i volti nuovi non passano inosservati: i testimoni sono riusciti a fornire dettagli utili che hanno contribuito all’identificazione dei due.

Sulla base delle prove raccolte, la Procura di Palmi, guidata dal Procuratore Emanuele Crescenti, ha ottenuto delle misure cautelari per gli indagati. Durante l’operazione, sono state eseguite anche delle perquisizioni nei locali utilizzati dai presunti truffatori, portando al sequestro di oltre dieci telefoni cellulari e numerose Sim card intestate a identità fittizie, segno di una possibile rete più estesa.

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