Salvatore Quasimodo- Uomo del mio tempo – analisi curata dal professore Vincenzo Bruzzaniti
Sei ancora quello della pietra e della fionda ,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga ,
con le ali maligne , le meridiani di morte .
– t’ho visto -dentro il carro di fuoco , alle forche,
alle ruote di tortura . T’ho visto : eri tu ,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio ,
senza amore, senza Cristo , Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri , come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello :
” andiamo tra i campi” . E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te , dentro la tua giornata .
Dimenticate o figli , le nuvole di sangue
salite dalla terra , dimenticate i padri :
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Analisi
La lirica che conclude la raccolta Giorno dopo giorno , è un chiaro esempio della nuova concezione della poesia di Quasimodo che, abbandonate le torri d’avorio della parola pura , si propone di rifare l’uomo, di intervenire sulla realtà per modificarla recuperando al poeta l’antica funzione di coscienza e guida della società.
Rivolgendosi all’uomo del suo tempo il poeta lo accusa di essere solo portatore di morte e di violenza. Secoli di storia e di civiltà non hanno scalfito per niente la sua corazza di brutale animalità che lo accomuna all’uomo primitivo , armato di pietra e di fionda , e al fratricida Caino. Tra queste due immagini , che ci riportano all’origine dei tempi , si colloca la figura dell’uomo contemporaneo . pronto a dare la morte dalla carlinga di un aereo , a torturare , a giustiziare senza pietà i suoi simili, a utilizzare le scoperte della scienza per compiere i sui stermini con maggiore esattezza e rigore . Non si può non pensare , di fronte all’appassionata denuncia del poeta , agli orrori delle guerre di tutti i tempi , anche se le parole della lirica richiamano più direttamente alla memoria i tragici eventi del secondo conflitto mondiale.
Concluso questo desolante quadro di morte, negli ultimi quattro versi il poeta si rivolge ai giovani , ai figli di questi uomini crudeli che hanno torturato , giustiziato, sterminato , per esortarli a scollarsi di dosso la pesante eredità dei padri. La lirica si chiude con una successione di immagini metaforiche che danno il senso della violenza e del cupo abbandono : da una parte le nuvole di sangue che si sprigionano dalla terra a simboleggiare le stragi della storia , dall’altra le tombe dei padri che affondano nella cenere , dimenticate e disprezzate , tra un volo di uccelli neri e un turbinio di vento .
Tutta la lirica ha un andamento narrativo e colloquiale al tempo stesso . Nella prima parte predomina il tono accusatorio , come se il poeta volesse condurre una requisitoria contro l’uomo e la sua barbarie , Gli ultimi tre versi invece sono caratterizzati da un tono esortativo ottenuto con l’uso della funzione conativa . Il linguaggio è semplice ed essenziale , quasi prosastico , soprattutto nei versi in cui più esplicito è il riferimento al testo biblico. Qui il poeta riprende quasi letteralmente il passo delle Sacre Scritture in cui Caino uccise il fratello Abele.
Gli unici punti in cui il lessico si discosta un pò dal registro medio sono quelli nei quali ricorrono le metafore : nuvole di sangue , e meridiane di morte . Quest’ultima , che è riferita alle ali maligne dell’aereo , è sicuramente la più densa di significato . Come nella meridiana l’ombra proiettata dall’asticella infissa in un muro illuminato dal sole segna le ore del giorno, cosi le ali affusolate dell’aereo , proiettando la loro ombra minacciosa , segnano le ore della morte.
Salvatore Quasimodo (1901-1968) è molto vicino all’Ermetismo . Le sue raccolte poetiche : Acque e terre, Oboe sommerso, Erato e Apollion, Giorno dopo giorno, La vita non è un sogno, Dare e avere. Nel 1959 gli viene conferito il premio Nobel per la letteratura .
Professore Vincenzo Bruzzaniti