Sulla costa jonica cosentina, a sud della piana di Sibari, patria della Clè di Calabria e di ottimi agrumi, troviamo la città di Corigliano -Rossano, costituitesi nel 2018, con la fusione dei due comuni. Rossano, frazione popolosa con oltre 35000 abitanti che insieme alla “sorella “compone la città più popolosa della provincia e la terza nella regione. Già Rossano, patria della Liquirizia d.o.p. di Calabria, ma anche sede del più datato museo vescovile della regione, quello della diocesi di Rossano- Cariati, istituito nel 1952, posto nel cuore del borgo, adiacente alla cattedrale della Ss. Achiropita, stessa risalente al XI secolo. Museo che oltre ad essere allestito con pezzi d’arte sacra vescovile e non solo, evidenzia una logistica, una didattica illustrativa elettronica avanzata che “arricchisce “ i visitatori di informazioni storiche artistiche, immersi nella spiritualità del contesto che circonda.
All’interno del museo, in una sala dedicata viene esposto il CODEX PURPUREUS ROSSANENSIS, patrimonio dell’Unesco dal 2016, è il documento libraio più antico della Calabria, risale al V-VI secolo, il suo valore artistico, religioso, storico e documentale è inestimabile, giunge dal Medio Oriente da Antiochia di Siria o da Cesarea di Palestina, durante le persecuzioni e le lotte iconoclaste. Quest’opera è unica nella sua corposità e contenuto, rappresenta e raffigura l’ultima settimana di Gesù, è un evangelario miniato di 188 fogli(376 pagine) e 15 illustrazioni miniate, denominato purpureus per il suo colore di rosso porpora della pergamena, non esiste la sua copertina originale deteriorata nei secoli , certa è anche la mancanza dei vangeli di Luca e Giovanni, che risulterebbero essere andati distrutti in un incendio, mentre i contenuti dei vangeli di Matteo e Marco, sono integri , leggendoli si evidenzia che i titoli sono scritti in maiuscolo in oro e il corpo contenuto in argento. A livello storico, distanti di ogni pretesa di poterlo spiegare per quanto merita, ma di sicuro una visita presso lo stesso, arricchirà la sete di conoscenza e di sapere, del contenuto del Codex in questo contesto spirituale e sacro. Nell’esperienza vissuta ,nella migliore dell’ospitalità della struttura, sia a livello ricettivo che didattico, un focus strutturato su quattro punti è doveroso farlo, partendo dalla singolarità nell’assistere nella pergamena della COMUNIONE DEGLI APOSTOLI con il Pane, che nell’economicità della tecnica pittorica del periodo, denota una sequenza raffigurativa che parallelamente ci fa pensare alle origini dei moderni cartoni animati, in un’unica figura sovrapposta che raffigura la ricezione della comunione e il ringraziamento.
Nel secondo focus, il particolare che colpisce, è quella del Cristo nel Getsemani, in un uliveto appena fuori dalla città vecchia di Gerusalemme, che cerca di svegliare i discepoli, dopo essere stato tradito e appena prima di essere arrestato. Colpisce il particolare della raffigurazione del cielo stellato con luna crescente di Gerusalemme, unica raffigurazione notturna della città Santa, nell’arte cristiana. Continua l’unicità anche nel terzo focus, quello riferito alla raffigurazione di un’aula di tribunale inquisitore che nel caso specifico condanna nostro Signore e dove Pilato guardando Barabba ed essendo spinto dalla folla che ne inneggiava alla condanna e alla crocifissione, si carpisce una certa volontà di Pilato alla discolpa. Dulcis in fundo, nel quarto focus evidenziamo lo stato di usura del Codex, che in tutte le consultazioni subite, evidenzia nel margine inferiore lato destro, un chiaro incavo della pergamena che veniva procurato dal dito inumidito del lettore che durante lo sfoglio lo usurava, stile parallelo di lettura dei monaci del nome della ROSA che si avvelenarono con i loro manoscritti, probabilmente con il mercurio componente delle tinture per scrivere. In conclusione, non rimane che visitarlo per poter assorbire come una spugna altri focus del ricco manoscritto, analizzando le raffigurazioni e leggendo il testo greco del contenuto, arricchendo e onorando un’altra importante cittadina bizantina come ROSSANO.
Gianpiero Taverniti