Un uomo di 44 anni di Lamezia Terme, che era detenuto nel carcere di Rossano, è stato trovato morto nella sua cella.

Sul caso indaga la Procura di Castrovillari, che avrebbe anche disposto il sequestro della salma. L’uomo si trovava in prigione dallo scorso febbraio, perché coinvolto nell’operazione antidroga Svevia, condotta dalla Guardia di finanza con il coordinamento della Dda di Catanzaro.

Secondo quanto riferisce il Sappe Calabria, il sindacato della polizia penitenziaria, il detenuto si sarebbe impiccato: inutile l’immediato intervento degli agenti: purtroppo per l’uomo non c’è stato niente da fare.

SAPPE, UNA SCONFITTA PER LO STATO

“Quando un detenuto muore per suicido in carcere – affermano Giovanni Battista Durante, Segretario generale aggiunto del Sappe e Damiano Bellucci, segretario nazionale – è sempre una sconfitta per lo Stato. Ricordiamo che ogni anno, nelle carceri italiane, vengono salvati circa 1700 detenuti che tentano il suicidio. Questa volta, purtroppo, non si è riusciti a salvare l’uomo che ha perso la vita nel carcere rossanese.”

I sindacalisti ricordano poi come nella nostra regione, al 31 luglio scorso, erano presenti, nelle 12 strutture penitenziarie3.003 detenuti di cui 58 donne.

Nel carcere di Corigliano Rossano, che ospita mediamente 300 ristretti appartenenti a più circuiti detentivi, opera un Reparto di Polizia penitenziaria composto da 110 unità e che di recente è stato incrementato di 13 unità che non sarebbero comunque sufficienti per fronteggiare il carico di lavoro esistente.

“Tra fine 2023 e inizio 2024 dovrebbero iniziare i corsi di formazione circa 2100 agenti e speriamo che ciò possa consentire l’assegnazione di altro personale in regione, atteso che prima di queste 111 nuove assegnazioni in ambito regionale si registrava una carenza di personale in organico di circa il 24%” precisano dal Sappe.

Infatti, a fronte delle 1.991 unità di polizia penitenziaria previste, quelle in organico erano solo 1.513. L’incremento di organico previsto, anche se rappresenta una boccata d’ossigeno, non permette di ridurre significativamente la carenza di personale che si attesta ora intorno al 19%”, concludono Durante e Bellucci.

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