L’ennesima tragedia, la sesta del 2024. Un giovane poliziotto penitenziario di 36 anni, originario di Cittanova (Reggio Calabria), si è tolto la vita, sparandosi con la pistola di ordinanza dentro l’auto. La tragedia è avvenuta nella notte a Roma, dove l’agente prestava servizio da qualche mese alla Centrale Operativa Nazionale
Il suo corpo senza vita è stato trovato dentro un’auto, chiusa dall’interno con la sicura, parcheggiata in via Michele Giortani, in zona Pietralata. Sul posto, intorno alle 2.30, la polizia che indaga sulla vicenda e la scientifica che ha effettuato i rilievi. Ancora da chiarire le cause del gesto. La salma è stata messa a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Il comunicato del SAPPE
“E’ una notizia che sconvolge tutti noi. L’uomo, un agente del Corpo di polizia penitenziaria che lavorava presso la Centrale Nazionale Operativa di Roma, è stato trovato senza vita stamattina. Il ragazzo era di origini calabresi e avrebbe dovuto prendere servizio stamane, se non si fosse tolto la vita nella notte. Impossibile al momento risalire alle motivazioni del gesto estremo al momento”. Così in una nota Donato Capece, segretario generale del SAPPE.
“L’uomo prestava servizio da poco presso la Centrale Operativa Nazionale della Polizia Penitenziaria e la sua giovane età rende il gesto ancora più drammatico. Il collega di Roma è il sesto poliziotto penitenziario che si toglie la vita quest’anno. Il ventesimo appartenente alle forze dell’ordine. Non deve essere assolutamente sottovalutato il dato statistico sul tasso di suicidi che se nella popolazione italiana si attesta intorno allo 0.60 per mille, tra gli agenti di polizia sale all’1 per mille, per raggiungere l’1.30 per mille tra i poliziotti penitenziari”.
“Bisogna puntare ad aumentare il supporto psicologico disponibile per i poliziotti e promuovere una cultura che, non solo riconosca il valore dei compiti svolti, ma che tuteli la salute mentale degli operatori della sicurezza con lo stesso impegno con cui essi proteggono la nostra società. Non possiamo permettere che il mal di vivere continui a mietere vittime nell’ombra e nel silenzio. È un dovere della società tendere una mano verso coloro che, dopo aver dedicato la loro vita a garantire la sicurezza pubblica, potrebbero essere caduti in preda alla depressione. Non è possibile lasciarli, in solitudine, a combattere contro un male oscuro troppo più grande e troppo più forte di loro. Nessuno, mai, si deve sentire SOLO…”.
La nota di UILPA Polizia Penitenziaria
“Aveva 36 anni, originario di Cittanova (RC), da un paio di mesi impiegato presso la Centrale Operativa Nazionale di Roma, stamattina doveva assumere servizio, ma nella notte si è tolto la vita sparandosi, sembrerebbe, con l’arma d’ordinanza. Sale così tragicamente a 6 il numero degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita, il precedente a Favignana solo domenica scorsa, mentre a 52 ammontano i suicidi dei detenuti nello stesso periodo. Una carneficina, una strage senza precedenti e che non può non avere, seppur fra concause diverse, un’origine comune. Uno stillicidio di vite spezzate che vede il Governo inerte, capace evidentemente di varare solo decretini, forse strumentali a strategie politiche, ma non certo utili a sollevare le sorti di un sistema carcerario sempre più alla deriva, né a fermare la spirale di morte che non ha precedenti”. Sono le parole di Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Sappiamo bene che a provocare un gesto estremo come il suicidio concorrono una serie di fattori, ma ciò che sta accadendo, con un’incidenza di cui non si ha memoria nella storia dell’amministrazione penitenziaria, non può non derivare direttamente anche da ragioni connesse al lavoro prestato. Per questo per noi si tratta di morti in servizio e per servizio”, argomenta il Segretario della UILPA PP.
“Il collega, che non era coniugato, prima di essere trasferito alla Centrale Operativa Nazionale di Roma, aveva prestato servizio presso la Casa Circondariale di Locri e in Calabria aveva lavorato pure suo papà, anche lui poliziotto penitenziario, ora in quiescenza. Attorno al suo dolore e a quello di tutta la sua famiglia ci stringiamo costernati e affranti. Al Ministro Nordio e al Governo Meloni chiediamo una vera presa di coscienza, di tutte queste morti portano il peso della responsabilità politica e morale”, conclude De Fazio.
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