E’ morto pochi minuti fa’ nella sua casa romana, il senatore Luigi De Sena. Era stato super-prefetto a Reggio Calabria subito dopo l’assassinio del vice presidente del Consiglio Regionale della Calabria Francesco Fortugno. De Sena è morto dopo una breve ma insidiosa malattia, che ultimamente lo aveva costretto a non poter viaggiare come era suo costume.

Sposato con tre figli, entra in Polizia nel 1968. Ha diretto la Squadra mobile di Treviso. Nel 1977 arriva al primo distretto di Polizia della Questura di Roma e diventa capo della Squadra Mobile della Questura di Roma dal 1981. Dal 1985 al 1992 è assegnato, fuori ruolo, al Sisde, in qualità di Direttore dell’Unità Centrale Informativa (Uci); ha prestato servizio anche all’interno della Criminalpol, dove si è occupato del progetto sicurezza per il Giubileo del 2000, ed è stato Direttore Centrale dei Servizi Tecnico-Logistici del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno.

 

Nel dicembre 2003 è stato nominato Vice Capo della Polizia di Stato Italiana e Direttore Centrale della Criminalpol.

Nel 2005, all’indomani del delitto di Francesco Fortugno, è stato nominato Superprefetto di Reggio Calabria su designazione del Consiglio dei Ministri, con l’incarico non soltanto di governare la Prefettura reggina ma di coordinare tutte le attività di sicurezza pubblica e di contrasto alla criminalità organizzata (‘Ndrangheta) e di attuare il programma di intervento straordinario in Calabria.

Alle Elezioni politiche italiane del 2008 è candidato capolista al Senato della Repubblica Italiana tra le file del Partito Democratico in Calabria, eletto in quanto primo della lista. Dal 2008 al 2013 è stato vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia.

In Calabria lo ricordano tutti per i grandi rapporti umani che era riuscito a stabilire, con le istituzioni, ma anche con la gente comune. Ospite più volte in studio di Telemia, non si era mai tirato da parte, anche nei confronti elettorali dove assieme alla sua fermezza con gli avversari politici non ha mai smesso di usare la sua galanteria di uomo d’altri tempi.

GIUSEPPE MAZZAFERRO

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