Un momento di riflessione su quello che si può e si deve fare per migliorare il sistema di accoglienza ai migranti nella Locride. A promuoverlo è stata l’amministrazione comunale di Roccella Jonica guidata dal sindaco Vittorio Zito, che ha definito la gestione del fenomeno straordinariamente ordinaria. «Siamo felici che a Roccella si stia scrivendo questa bella pagina di cooperazione e sinergia tra istituzioni e terzo settore – ha espresso il primo cittadino roccellese – che ha reso e rende socialmente accettato un fenomeno che spesso è facile preda di strumentalizzazioni politiche. La normativa attuale prevede che il primo soccorso non venga attivato nel luogo di sbarco ma negli hotspot. Una nuova struttura come hotspot a Roccella? Ancora è presto per dirlo, dipenderà dalle scelte che si andranno a fare».

In uno scenario nazionale nel quale spesso il dibattito attorno al tema migranti oscilla tra opposti estremismi, l’esperienza vissuta a Roccella dà un messaggio forte ed inequivocabile circa il primato dell’esercizio dei doveri istituzionali propri degli organi periferici dello Stato, delle Forze dell’Ordine, della Capitaneria di Porto e della Squadriglia Navale della Guardia di Finanza, dei Comuni interessati, delle Associazioni di Volontariato e delle Organizzazioni non Governative rispetto alla indiscutibile e indiscussa necessità di salvaguardare le vite di decine di migliaia di donne, bambini e uomini che sfuggono da guerre e povertà.

I numeri sulle operazioni di soccorso sono stati forniti dal questore di Reggio Calabria Bruno Megale: «Quest’anno abbiamo registrato circa 10 mila persone sbarcate sulle nostre coste, e questa è forse la zona più colpita da questo fenomeno, anche perché esistono solo due porti dove far arrivare i profughi, Roccella Jonica e Crotone. Le rotte più battute sono quelle turca e quella libica. Di certo siamo riusciti ad indentificare e arrestare tutti gli scafisti, in media uno per ogni sbarco». Il sistema di primo soccorso coordinato dalla Prefettura di Reggio ha operato in questo difficilissimo anno in una situazione di emergenza per garantire la massima dignità delle persone salvate. «Si tratta di un fenomeno che non possiamo governare – ha ammesso il prefetto reggino Massimo Mariani – perché sono persone che attraverso in mare su imbarcazioni da diporto arrivano qui autonomamente, ma quando arrivano dobbiamo fare quello che si deve fare in queste condizioni».

Ilario Balì-ilreggino.it