Serve responsabilità, occorre mantenere i nervi saldi. La sfida decisiva arriva adesso. È il ragionamento, riferiscono fonti parlamentari, fatto dalla presidente di FdI Giorgia Meloni all’esecutivo nazionale del partito. Meloni ha rimarcato il percorso fatto dal partito ma il momento più importante arriva ora, il suo ragionamento. Meloni ha tra l’altro indicato la priorità nel caro-energia e ha sottolineato la necessità di mantenere una linea internazionale ben salda nella cornice atlantista.
Serve il miglior governo possibile. Si sta portando avanti una transizione ordinata, sono soddisfatta di come Fratelli d’Italia si sta comportando. Un discorso ‘motivazionale’, racconta chi era presente, quello svolto da Meloni ai dirigenti del partito. In passato Fdi è stata anche sottovalutata ma stiamo dimostrando di essere responsabili, il ‘refrain’. Meloni ha rimarcato soprattutto il “peso enorme” che è sulle sue spalle e su quelle del partito perché -questo il ragionamento- saranno settimane e mesi difficili, occorrerà affrontare sfide delicate. I nomi del governo si fanno prima al presidente della Repubblica, è una questione di correttezza istituzionale, ha premesso Meloni che si è soffermata anche sul governo nel suo intervento. I rapporti con gli alleati -ha rimarcato- sono molto buoni, stiamo portando avanti una interlocuzione positiva. Rispetterò gli equilibri ma servono nomi di alto profilo, non è una questione di tecnici o di politici. A capo dei dicasteri servono le giuste competenze, il ragionamento del presidente di Fdi. “Non sono mai stata ‘draghiana’ e non lo sono certo diventata ora. Sui giornali si parla di inciuci ma io sono molto contenta dell’interlocuzione con il governo”, ha aggiunto. Intanto mancano otto giorni all’avvio della XIX legislatura.
E al massimo entro il week end della prossima settimana, e salvo sorprese, si conosceranno i nomi dei nuovi presidenti dei due rami del Parlamento. La prima seduta di Camera e Senato è convocata per giovedì 13 ottobre, ma già da lunedì prossimo deputati e senatori, soprattutto quelli eletti per la prima volta, varcheranno i portoni dei due palazzi per l’adempimento delle incombenze burocratiche. La novità assoluta è che ad occupare gli scranni dei due emicicli ci saranno 345 deputati e senatori in meno, conseguenza della riforma costituzionale che ha tagliato il numero degli eletti: da 630 a 400 a Montecitorio e da 315 a 200 a palazzo Madama.
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