E’ ripreso con un nuovo collegio giudicante il maxi processo contro la ‘ndrangheta Rinascita-Scott ma uno dei difensori di alcuni imputati, l’avv. Diego Brancia, ha già annunciato l’intenzione di chiedere la ricusazione dei giudici a latere Brigida Cavasino e Gilda Romano che affiancano il nuovo presidente Claudia Caputo.
Cavasino e Romano facevano parte del collegio già in occasione della prima udienza ed avevano annunciato la loro astensione che, però, è stata rigettata dal Tribunale di Vibo Valentia. Le due giudici, quindi, si sono presentate regolarmente in aula. L’avv. Brancia ne chiede la ricusazione perché facevano parte del collegio giudicante nel processo Nemea contro il clan Soriano, correlato con Rinascita-Scott.
Nel corso della prima parte dell’udienza, la Dda di Catanzaro ha anche chiesto la riunificazione di tutti i vari tronconi processuali. Richiesta alla quale si sono opposti numerosi difensori.
La Dda, intanto, ha depositato oggi il verbale di interrogatorio del collaboratore di giustizia Gaetano Antonio Cannatà del primo dicembre 2020 in cui parla di una presunta strategia difensiva mirante a dilatare i tempi del processo per fare scadere i termini di carcerazione preventiva. “Quando ero detenuto nel carcere di Tolmezzo, nel periodo maggio-giugno 2020, prima della notifica della conclusione delle indagini preliminari dell’indagine Rinascita Scott – ha raccontato il collaboratore ai magistrati della Dda catanzarese – Luciano Macrì, in mia presenza e in presenza di Giuseppe Camillò, Daniele Lagrotteria e Francesco Cracolici, sosteneva, in relazione alla scelta del rito processuale, che la cosa più opportuna da fare nel processo Rinascita era optare in massa per il rito ordinario perché, dati gli elevati numeri del processo, una scelta del genere avrebbe messo in difficoltà l’ufficio di Procura e avrebbe dilatato molto i tempi di durata del processo”.
Ansa
Nel corso della prima parte dell’udienza, la Dda di Catanzaro ha anche chiesto la riunificazione di tutti i vari tronconi processuali. Richiesta alla quale si sono opposti numerosi difensori.
La Dda, intanto, ha depositato oggi il verbale di interrogatorio del collaboratore di giustizia Gaetano Antonio Cannatà del primo dicembre 2020 in cui parla di una presunta strategia difensiva mirante a dilatare i tempi del processo per fare scadere i termini di carcerazione preventiva. “Quando ero detenuto nel carcere di Tolmezzo, nel periodo maggio-giugno 2020, prima della notifica della conclusione delle indagini preliminari dell’indagine Rinascita Scott – ha raccontato il collaboratore ai magistrati della Dda catanzarese – Luciano Macrì, in mia presenza e in presenza di Giuseppe Camillò, Daniele Lagrotteria e Francesco Cracolici, sosteneva, in relazione alla scelta del rito processuale, che la cosa più opportuna da fare nel processo Rinascita era optare in massa per il rito ordinario perché, dati gli elevati numeri del processo, una scelta del genere avrebbe messo in difficoltà l’ufficio di Procura e avrebbe dilatato molto i tempi di durata del processo”.
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