Una conferenza stampa fortemente partecipata, quella indetta nei giorni scorsi da Antonio Trifoli, sindaco di Riace, per ribadire le sue posizioni. Per aprirsi ancora una volta al dialogo con quella cittadinanza che lo ha fortemente voluto sullo scranno più alto del Comune di Riace e che, ad oggi, non ha certo cambiato idea sull’integrità del suo sindaco.

Il primo cittadino in conferenza stampa ha difeso ancora una volta la scelta di esser sceso in politica da lavoratore precario di lungo corso. Una scelta che farebbe ancora e ancora, anche alla luce delle vicende che stanno rendendo poco agevole il suo mandato.

«È una forzatura dire ad una persona senza un lavoro stabile da 20 anni che non si può candidare – ha affermato – Se dovesse valere questo principio, in Calabria siamo in 10 mila a non poterci candidare nè a sindaco, nè a semplici consiglieri». -ha affermato Trifoli- «Si vuole penalizzare quindi la mia figura di precario, un precario storico della pubblica amministrazione».

“Si puntasse la luce intanto anche su altre vicende, che rischiano di passare un po’ troppo inosservate”. Si riferisce all’ultimo blitz della Guardia di Finanza in municipio, avvenuta proprio nei giorni scorsi. Secondo quanto si è appreso, nel mirino delle Fiamme Gialle ci sarebbero alcune determine della passata gestione Lucano, in particolare i progetti di accoglienza dello Sprar, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2018.

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