Solo in questi giorni, grazie ad un certosino lavoro di ricerca su ogni tipo di media, siamo finalmente riusciti a “ricostruire”, seppur con una certa approssimazione, il mosaico della relazione relativa ad alcune visite ispettive di funzionari della Prefettura di Reggio Calabria in qualità di membri dell’Organismo di controllo per la verifica della gestione delle strutture di accoglienza, istituita con decreto prefettizio del 15/9/2016 dal Prefetto di Reggio.
Una relazione che, a parte le considerazioni positive sul “Modello Riace” espresse labilmente in premessa, indica una moltitudine di anomalie ed irregolarità nella “gestione” dell’affaire Migranti/Integrazione che vanno dalla stipula delle convenzioni “con tutti gli Enti gestori (sei) attivate a chiamata diretta e fiduciaria, con criteri di selezione ampiamente ed assolutamente personali ledendo la concorrenza e non conforme ai principi di imparzialità e trasparenza” e senza prevedere penali per inadempienze, clausole di risoluzione per inadempienza e dotazione di personale e professionalità da impiegare e con proroga tramite mera comunicazione a firma del Sindaco; alla “disfunzione dei meccanismi concorrenziali per inaffidabilità di proposte favorevoli solo economicamente ma inaffidabili sotto il profilo qualitativo, la formazione di accordi collusivi, la creazione di rendite di posizione che impediscono l’accesso a nuovi operatori, la fidelizzazione dell’Amministrazione nei confronti di determinati fornitori o prestatori d’opera”; strutture per locazioni (per oltre 200 mila euro l’anno) “reperite direttamente ed autonomamente dagli Enti gestori”senza alcun avviso pubblico e senza verificare preventivamente la loro idoneità all’uso da farne ne ad altre norme edilizio- urbanistiche, ma che risultano di proprietà di soggetti legati con personale in servizio presso l’Ente Gestore e con piani di locazione registrati solo recentemente e canoni non congrui rispetto al mercato immobiliare locale nonché senza assumere informazione alcuna sui proprietari delle abitazioni oggetto di locazione; “Tutti gli Operatori impiegati, circa 70 per oltre 600 mila euro annui complessivi, sono stati assunti tramite chiamata fiduciaria e diretta ed i curricula sono stati trasmessi al Ministero solo recentemente” ed i loro contratti vengono prorogati con mera comunicazione mentre all’interno dei singoli Enti gestori non sono presenti o sono in numero sicuramente inadeguato figure indispensabili per lo svolgimento delle attività ovvero non in possesso di specifica professionalità (addetto alla sanità con diploma di agrotecnico E BASTA!) mentre mancano figure previste in convenzione o sono presenti figure non previste;
“in quasi tutti gli Enti gestori il Presidente è anche dipendente, a volte anche con mansioni di Direttore Generale (costui già dipendente del Comune di Riace con mansioni di manutentore della rete idrica e fognaria” (naturalmente in calce alla lettera di assunzione le due firme in calce, datore di lavoro e dipendente, sono della stessa persona); “dalle informazioni assunte risultano numerosi rapporti di parentela tra il personale in organico presso gli Enti gestori ed i componenti dell’Amministrazione Comunale”; “si ha motivo di ritenere che la presenza all’interno delle strutture possa essere rilevata in modo inefficace, aleatorio, incerto ed opinabile” così da far sì che “almeno il 30% (50 unità) dell’intera popolazione aggiuntiva ospitata non avrebbe titolo a continuare la permanenza all’interno del progetto” con una spesa non giustificata di 638.750 euro non escludendosi, per carenza di tabelle certe, abusi di consistenza superiore a quelli rilevati e certi come ad esempio diversi casi di prolungamento del trattenimento nel progetto per dubbi casi di “ricorso avverso diniego” o “ingresso da ricorrenti” o “titolare di protezione internazionale”; mancano i “Regolamenti del Centro di Accoglienza” ed alcuni “Contratti di accoglienza”sono redatti su carta senza alcuna intestazione e data di sottoscrizione; Bonus Sociale e Pocket Money sono erogati in modo quantomeno dubbio (è di tutta evidenza la disomogeneità delle firme apposte alle ricevute da parte di persona che dovrebbe essere la medesima e tanti sono i dubbi sulla effettiva erogazione delle somme inscritte); manca documentazione relativa al conferimento di prestazioni professionali eseguite da legali ed interpreti, così da rendere nulle le prestazioni non suffragate da detta documentazione, ammontante a circa 40 mila euro e che pare venga eseguita da dipendenti dello stesso Ente gestore; altri 500 mila euro di fatture sono rese in modo generico e non conforme a quanto previsto per le rendicontazioni delle spese; un Ente gestore ha rendicontato spese di carburante per circa 200.000 kilometri annui con un autoveicolo (acquistato nel 2012 di seconda mano) il cui contachilometri segna 188.000 chilometri (?); NESSUN Ente gestore ha istituito, formalizzato e documentato i Fascicoli Personali che ciascun beneficiario adulto accolto nel progetto (che si compone di Fascicolo Personale con data d’ingresso, biografia e documenti personali vari; Libretto delle competenze e capacità; Progetto personalizzato di accoglienza); manca l’inventario dei beni e manca, sostanzialmente, la figura del Coordinatore, che spetterebbe all’Amministrazione Comunale, non realizzandosi così il necessario lavoro di programmazione, verifica, supporto, controllo e supervisione del Lavoro svolto dai singoli Enti gestori coinvolti nel Progetto. E questo non sono vaneggiamenti della nostra mente ma è quanto è stato scritto, nero su bianco, da tre funzionari prefettizi che hanno eseguito solo alcuni accertamenti previsti dalla Legge. “Quelli descritti – prosegue la relazione prefettizia – potrebbero rappresentare solo alcuni paradossi sintomatici delle carenze gestionali e del caos amministrativo rilevato.” E da quanto sopra emerge “un contesto caratterizzato da numerose criticità gestionali. La visita ispettiva, d’altra parte, ha fatto emergere solo un primo nucleo di irregolarità amministrative” ed auspica ulteriori ed approfondite indagini, anche per profili di responsabilità di competenza del Magistrato penale nonché legate alla analisi ambientale, pervasa dalla criminalità organizzata molto attenta a fenomeni economici di questa portata ed una popolazione facilmente influenzabile e refrattaria alla corretta applicazione di normative di trasparenza e contrasto al clientelismo di stampo familistico cui la relazione accenna e disegna. Certamente tutto ciò cozza con l’idilliaco panorama tracciato dai media di regime sul “paese dell’Accoglienza”, sul Sindaco Santo e sui vaneggiamenti da Premio Nobel. Certamente tutto questo sa, ed anche volgarmente, di caporalato, di sfruttamento, di traffico di carne umana, di clientelismo becero, di affari direttamente traslati dalla vicenda “Terra di Mezzo” di romana memoria e rispetto ai quali assumono contorni più sfumati anche i recenti, pesanti fatti del Cara di Isola Capo Rizzuto. Certamente tutto ciò prefigura, in un paese che voglia definirsi civile, un forte intervento degli organismi inquirenti – restiamo comunque basiti rispetto ad una relazione datata Dicembre 2016, leggendo la quale non capiamo cosa aspetti qualcuno a prendere le necessarie misure restrittive ed interdittive che per molto meno vengono sventolate in tanti Comuni calabresi – mentre in questa italietta da commedia dei pupi l’unico intervento è quello messo in atto dal ministro Del Rio che, dopo la sua visita a Riace, ha perorato con successo la modifica della normativa sulla rielezione dei Sindaci oltre il secondo mandato consecutivo alzando il limite dei comuni in cui questo è permesso da quelli fino a 1000 abitanti a quello fino a 3000 abitanti, giusto perché anche “Il Nostro”, modello di Virtù e di Trasparente amministrazione potesse essere rieletto “a divinis”. E’ contro questo modello, ripetiamo becero, di gestione dello “affare immigrazione” che rende palesi le motivazioni per le quali certa malapolitica di casa nostra rifiuta con ostinazione di considerare più umano e più economicamente vantaggioso l’aiuto alle popolazioni dato “a casa loro” – cioè nelle terre di origine, dove hanno tradizioni, affetti, sangue e dove, almeno i veri emigrati, lasciano il cuore – che la Segreteria regionale del MSI-Fiamma Tricolore si scaglia, chiedendo l’intervento urgente e determinato delle Istituzioni, in primis la Magistratura, per sanare le chiare distorsioni del “modello Lucano” e organizzando per sabato 1 luglio una manifestazione pacifica davanti alla Casa Comunale di Riace per chiedere che si faccia chiarezza e verità sulla vicenda.
Certi di cortese divulgazione, porgiamo i nostri distinti saluti.
Segreteria Regionale Movimento Sociale Italiano-Fiamma Tricolore