COMUNICATO STAMPA

LA PREFETTURA RICEVE LA CGIL DI REGGIO CALABRIA – LOCRI E DELLA PIANA DI GIOIA TAURO

Come annunciato attraverso i media, in linea con quanto organizzato a livello nazionale, la Cgil di Reggio Calabria – Locri e quella della Piana hanno indetto un sit-in di protesta presso la Prefettura di Reggio Calabria al fine di sensibilizzare il Governo rispetto alla decisione di chiudere i porti, non consentendo lo sbarco della nave Acquarius, e più in generale per evidenziare il proprio dissenso relativamente all’atteggiamento assunto dall’Esecutivo rispetto alla questione politica della immigrazione.

La delegazione è stata ricevuta dal capo di gabinetto Patrizia Adorno, purtroppo dopo oltre tre ore di attesa. Ciò non ha reso possibile che una rappresentanza dei residenti della tendopoli di San Ferdinando, recentemente colpita dalla vile uccisione di Sacko Soumaila, prendesse parte all’incontro. Sarebbe stata una occasione di utile ascolto e confronto con gli abitanti della tendopoli della Piana e di dimostrazione da parte delle istituzioni che rappresentano il Governo sul territorio metropolitano, di vicinanza e solidarietà per i recenti gravi fatti di cronaca. Per queste ragioni, la Cgil ha avanzato al capo di gabinetto la richiesta di un incontro con la delegazione dei lavoratori provenienti dalla tendopoli di San Ferdinando e del campo container di Rosarno, anche al fine di informare i diretti interessati di quanto gli organismi preposti stanno predisponendo per il superamento della intollerabile emergenza.

La Cgil ha consegnato nelle mani di Patrizia Adorno un documento da fare recapitare al Ministero dell’Interno in cui esprime le proprie valutazioni sull’operato dell’Esecutivo in tema di politiche per l’immigrazione, evidenziando che la storia dell’Italia, fatta di inclusione e solidarietà, non può essere calpestata da scelte contrarie allo spirito costituzionale che la Cgil ritiene debba orientare ogni decisione istituzionale e governativa, nella convinzione che quello dell’immigrazione probabilmente è ad oggi il tema più politico che esista, ma anche quello più deviato da una politica alla ricerca di facili – quanto pericolosi – consensi.

 

I Segretari Generali

Gregorio Pititto

Celeste Logiacco

 

A Sua Eccellenza Signor Prefetto di Reggio Calabria

Dott. Michele Di Bari

Ill.mo Signor Prefetto,

la Cgil di Reggio Calabria – Locri e della Piana di Gioia Tauro si rivolgono a Lei per rappresentare le proprie preoccupazioni in merito alle scelte compiute dal Governo italiano in merito al respingimento della nave Aquarius, sulla quale sono presenti 629 persone, uomini, donne e bambini – gia’ probabilmente vittime di violenze durante il loro lungo viaggio nel continente africano – che indubbiamente versano in condizioni critiche a livello sia fisico che psicologico.

Il Mediterraneo è da sempre ponte fra persone e civiltà. La nostra organizzazione sindacale si rifiuta di accettare che possa trasformarsi per dissennata scelta dell’Esecutivo in una fossa comune e in un teatro in cui va in scena la negazione dei più elementari diritti umani, ed ha pertanto deciso di esprimere in modo pacifico quanto determinato il proprio dissenso organizzando lungo tutta la Penisola sit-in di protesta contro la chiusura dei porti italiani nei confronti di essere umani, respinti alle frontiere come fossero merce contaminata.

A nostro parere – come secondo eminenti operatori giuridici – si è aperto uno spinosissimo caso legale nel mezzo del Mediterraneo. Stando a quel che segnalano diversi esperti di diritto internazionale e di convenzioni marittime, la storia dell’Aquarius e dei suoi 629 passeggeri potrebbe non finire con l’approdo nel porto di Valencia; e non solo per quella ipotesi di responsabilita’ penali internazionali a carico dell’Italia per violazione dei trattati sui diritti umani. Infatti, a bordo della Aquarius,  sono saliti 134 minorenni e 7 donne incinte. Non si tratta di un dettaglio da poco, dato che nei loro confronti la chiusura dei porti italiani, ispirata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, configura un respingimento collettivo, che e’ vietato dalla legge anche in presenza del successivo trasferimento tra paesi dell’Unione europea, in forza di una macroscopica violazione dell’articolo 19 del Testo unico sull’immigrazione in vigore in Italia, che recita che donne incinte e minorenni non possono mai essere respinti, ma vanno accolti. Tutto cio’ perche’ le motovedette che li hanno recuperati in mare, per poi trasbordarli sulla Aquarius, appartengono alla nostra Capitaneria,  battono bandiera italiana, quindi formalmente sono territorio italiano. L’Italia cosi’ è diventata il loro paese di primo ingresso e ne ha assunto la giurisdizione; a maggior ragione ora che 400 migranti dell’Aquarius sono stati spostati sulla Orione della Marina e sulla Dattilo della Guardia Costiera. In teoria, se chi si trova a bordo di queste due navi chiedesse l’asilo, il comandante dovrebbe riportarli in Italia.

Per tali illeciti potrebbe intervenire la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo;  oltre al fatto che l’Italia rischia di finire anche davanti al Tribunale internazionale all’Aja, se il trattamento inflitto ai migranti dell’Aquarius, violi diritti fondamentali della persona riconosciuti dai Trattati.

Al netto delle probabili responsabilità penali internazionali per la violazione dei trattati sui diritti umani nei confronti dei migranti presenti sulla nave Aquarius, la Cgil trova eticamente vergognoso che si scarichi su degli innocenti il peso delle politiche razziste del nostro Paese, mai emerse in modo così atroce nella storia repubblicana.

Negare lo sbarco a persone disperate soccorse in mare e’ una cocente sconfitta per un Paese democratico, ed e’ contemporaneamente la risposta sbagliata alla mancanza di responsabilita’ e condivisione degli oneri tra gli Stati membri dell’Unione Europea. Tutti i governi e le istituzioni europei devono entrare in azione e sostenere i Paesi che sono in prima linea a gestire gli arrivi dal mare, come l’Italia, per garantire soluzioni condivise.

Ciò non esime, tuttavia, il governo italiano dalla responsabilità di una scelta gravissima, che suscita una enorme indignazione, alla quale la società civile ha il dovere morale di opporsi per frenare questa pericolosa deriva xenofoba che nulla ha a che fare con la necessità espressa dal governo di ricontrattare le condizioni del Regolamento di Dublino. Mentre chiudere i porti è semplicemente un atto da barbari.

Nella convinzione che la storia dell’Italia, fatta di inclusione e solidarietà, non possa essere calpestata da scelte contrarie allo spirito costituzionale che la Cgil ritiene debba ispirare ogni decisione istituzionale e governativa, porgiamo ad Ella questo messaggio affinché se ne faccia portavoce presso il Governo perché quello dell’immigrazione probabilmente è ad oggi il tema più politico che esista, ma anche quello più deviato da una politica alla ricerca di facili – quanto pericolosi – consensi”.

CGIL REGGIO CALABRIA – LOCRI

CGIL PIANA DI GIOIA TAURO