La squadra mobile di Reggio Calabria ha sequestrato una clinica per smaltimento illecito di rifiuti speciali.
Il provvedimento d’urgenza è stato emesso dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Stefano Musolino ed è stato già convalidato dal gip Antonino Foti.
L’indagine è partita mesi fa quando gli agenti di una volante, intervenuta il 19 febbraio durante un casuale incendio di rifiuti nelle vicinanze della struttura sanitaria, si sono accorti della presenza di materiale sanitario.
Segnalato l’episodio alla Procura, gli ulteriori accertamenti, eseguiti dalla Squadra mobile diretta da Alfonso Iadevaia, avrebbero svelato una sistematica violazione delle norme circa la gestione dei rifiuti speciali.
Nell’inchiesta sono indagati l’amministratore della casa di cura, la direttrice responsabile, e il responsabile amministrativo .
Tutti e tre, si legge nel capo di imputazione, “davano disposizioni affinché il personale dipendente effettuasse, in modo sistematico e continuativo, attività di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti sanitari pericolosi (anche a rischio infettivo) che erano mescolati (al fine di occultarli) a quelli non pericolosi prodotti ordinariamente alla casa di cura, destinandoli alla raccolta ordinaria posta in essere dall’impresa che operava per conto del Comune di Reggio, all’interno dei mastelli e dei sacchi riposti lungo retrostante l’accesso principale della struttura”.
“Ritenendo inverosimile che gli operatori della struttura potessero autonomamente decidere di effettuare l’abbandono dei rifiuti, anche pericolosi”, i responsabili avrebbero gestito l’invio e lo smaltimento degli stessi “in sistematica violazione delle norme penali”.
Per la Procura, decidere di effettuare in questo modo l’abbandono dei rifiuti, anche pericolosi, sarebbe stata “una scelta imprenditoriale strutturale”.
Accogliendo la richiesta di sequestro avanzata da Musolino, infine, il gip ha nominato due amministratori giudiziari.