Alta tensione nel carcere di Arghillà, a Reggio Calabria, dove nella mattinata di ieri si è verificata una violenta rivolta tra detenuti stranieri, alcuni con patologie psichiatriche, e gli agenti della polizia penitenziaria. Secondo quanto riferito dal Coordinamento sindacale penitenziario (Cosp), tre agenti sono rimasti feriti durante gli scontri.
L’episodio è avvenuto intorno alle 11:30, al termine dell’ora d’aria, quando un detenuto ha tentato di strappare le chiavi a un agente di sezione, strattonandolo con violenza. Il gesto ha innescato la reazione degli altri reclusi, che hanno dato vita a una sommossa, urlando, lanciando suppellettili e incendiando materassi. Solo l’intervento tempestivo di una trentina di agenti ha permesso di ripristinare l’ordine, ma i danni alle celle sono ingenti: inferriate divelte, oggetti bruciati e pareti annerite dagli estintori utilizzati per spegnere le fiamme.
Il segretario generale del Cosp ha denunciato le gravi criticità della struttura, che ospita oltre 350 detenuti, molti provenienti dall’area del Maghreb, a fronte di una carenza di organico di circa 50 agenti. Inoltre, il carcere soffre di un sistema di turnazione su tre quadranti anziché i quattro previsti dal contratto collettivo, con riposi e congedi spesso negati.
«Un plauso agli agenti di Arghillà e Panzera – ha dichiarato il sindacalista – per il coraggio e la prontezza dimostrati. Poteva accadere il peggio».
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