«Leggo la nota del senatore Irto, in cui accusa il governo “a trazione leghista” di aver colpito il Mezzogiorno cancellando il reddito di cittadinanza, e di volere un’Italia “esclusiva, tutta a misura di ricchi”, in cui la povertà sarebbe un “peso di cui liberarsi” e “da punire in maniera esemplare” e mi chiedo come si possa arrivare a tale e tanta bassezza, pur di carpire consensi». Ad affermarlo, in una nota, è la senatrice Tilde Minasi della Lega.

«La nota del senatore Pd è, infatti, un concentrato di menzogne e distorsione della realtà – prosegue -, che lui usa per attaccare la maggioranza non avendo altri appigli concreti di cui servirsi per le sue accuse strumentali. Irto dice che avremmo privato, in maniera “disumana”, “centinaia di migliaia di famiglie dell’unica fonte di sostentamento” e questa è senz’altro la prima e più grossolana bugia di cui si riempie la bocca. Evidentemente non ha letto il decreto lavoro da poco convertito in legge o non lo ha capito: non solo non priviamo le famiglie più povere del sostegno che già percepivano, che diventa oggi assegno di inclusione, ma diamo loro ulteriori sostegni e benefici e, soprattutto, concrete opportunità di crescita e riscatto dalla loro situazione di indigenza, anche attraverso misure che servono a creare lavoro».

«Basta d’altronde andare a riguardare – aggiunge Minasi – il testo del provvedimento per verificare. Ma cosa aspettarsi da chi, come Irto, appartiene a un partito, il Pd, che ha fatto dell’ipocrisia il suo fondamento? Il Senatore dovrebbe piuttosto guardare a come il lavoro è stato trattato dai governi, guidati, negli ultimi undici anni, proprio dalla sinistra a cui lui appartiene e che, in teoria, avrebbe dovuto essere la paladina dei diritti e delle tutele dei lavoratori. Diritti e tutele che, invece, questa stessa sinistra ha provveduto a smantellare gradualmente, scaricando ora sugli avversari le sue responsabilità».

«D’altronde il Partito democratico è maestro nel coltivare la cultura del bisogno, quella che ha tolto al Meridione ogni possibilità di sviluppo, quella che anche le mafie usano per controllare i territori: coltivare il bisogno, anziché aiutare i deboli ad affrancarsi dalla loro situazione di svantaggio, significa, infatti, alimentare il proprio potere, significa alimentare il consenso con promesse e interventi minimi, con quell’assistenzialismo che lega a doppio filo chi lo riceve, crea gratitudine da ricambiare e non stimola certamente a darsi da fare per migliorare la propria condizione».

«Mantenere poveri i poveri conviene a chi è incapace di governare nell’interesse dei cittadini, a cui noi, invece, vogliamo dare una reale possibilità di riscatto – sottolinea la senatrice leghista -. Soprattutto al Sud. Non con l’assistenzialismo, ma offrendo pari opportunità per poter partecipare attivamente alla società. Ma probabilmente è proprio di questo che Irto e i suoi sodali dem hanno paura: una popolazione più libera, più consapevole, finirebbe per non votare più chi finora l’ha solo usata e presa in giro con parole vuote, con proclami di azioni per il “bene comune”, dietro cui, invece, si nasconde solo il proprio tornaconto politico e personale».

«Il reddito di cittadinanza – peraltro troppo spesso facile strumento con cui persone che non ne avevano diritto hanno truffato lo Stato, come dimostra l’ennesima operazione proprio di ieri a Catanzaro – è servito solo a questo e ha semplicemente deresponsabilizzato i percettori, i datori di lavoro e gli stessi esponenti politici che lo hanno sostenuto, e che si son lavati la coscienza con questa “paghetta” con cui hanno ritenuto di aver soddisfatto la loro “missione” di rappresentanti del popolo».

«Il Senatore Irto farebbe bene, piuttosto, a impegnarsi per offrire ai suoi elettori dignità, anziché continuare ad appoggiare misure che servono a costruire e mantenere un popolo di precari che restano sempre più precari ed emarginati. A differenza sua, noi, con la Lega e con il governo – conclude Tilde Minasi -, abbiamo cominciamo a costruire Persone, dignità e lavoro. E ne andiamo fieri».

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