In pieno pomeriggio e col volto travisato in due sfondarono la porta di casa, entrarono e costrinsero una coppia di anziani, con la forza, a stare fermi in un angolo della casa, gli tapparono la bocca con la mano per non farli gridare e si diressero, in modo sicuro nella stanza da letto ed aprirono un cassettone dove le vittime custodivano i loro risparmi messi da parte nel corso di alcuni anni.
Il fatto risale al 16 giugno dell’anno scorso: vittime della rapina, avvenuta nel quartiere Pellaro di Reggio Calabria, marito e moglie rispettivamente di 94 e 87 anni, entrambi poi deceduti per cause naturali nei mesi scorsi, che si videro portare via un’ingente somma di denaro, ancora non quantificata esattamente.
Furono loro a chiamare la polizia ed a raccontare agli agenti della Squadra Mobile che iniziarono ad indagare sull’accaduto che già dalla valutazione della dinamica fece ritenere che gli autori avessero agito essendo in possesso di dettagliate informazioni sulle abitudini della coppia.
La svolta arriva oggi con l’arresto di quatto persone indiziate del reato di rapina pluriaggravata in concorso: si stratta in particolare di tre uomini ed una donna: un 32enne, A.A. le sue iniziali; un 31enne, M.S.; una 50enne, L.M.; e un 43enne, C.D. Per loro il Gip del tribunale cittadino ha disposto il carcere.
Quanto alle indagini, i primi sviluppi investigativi sono arrivati da una meticolosa analisi delle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza, che hanno permesso di individuare la macchina utilizzata dai presunti autori del “colpo”, risultata poi noleggiata da uno degli arrestati (il 43enne) e che secondo gli inquirenti si sarebbe prestato in modo sistematico ad affittare auto che poi avrebbe messo a disposizione dei presunti complici.
Dunque, partendo dal noleggiatore del veicolo, l’analisi dei tabulati e le intercettazioni telefoniche hanno consentito di raccogliere gli altri indizi a carico di coloro che sono ritenuti gli autori materiali della rapina, ovvero il 32enne ed il 31enne, il secondo dei quali è risultato essere il genero dell’ultima badante delle vittime (la 50enne L.M.), anch’essa raggiunta dalla misura cautelare, perché sospettata di aver fornito le informazioni necessarie per portare a termine la rapina.
A carico della donna, tra gli altri indizi, vi è il fatto che si sua licenziata pochi giorni dopo e, per come emerso dalle intercettazioni, che abbia manifestato “una insolita disponibilità di danaro nelle fasi successive alla rapina”, commentano gli investigatori.
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