Condanne più basse, ma regge l’impianto accusatorio nel secondo grado del processo “New Bridge”, svoltosi con il rito abbreviato. Ieri la Corte d’Appello reggina ha condannato Domenico Geranio a otto anni, 10 mesi e 20 giorni di carcere (12 anni in primo grado), Nicola Carrozza a quattro anni, cinque mesi e 10 giorni ( nove anni in primo grado), Carlo Piscioneri a quattro anni, cinque mesi e 10 giorni (9 anni e 8 mesi in primo grado), Francesco Tamburello a quattro anni, sei mesi e sei giorni ( 6 anni in primo grado) ed infine Eugeni Ignelzi a quattro anni, cinque mesi e 10 giorni (sei anni e otto mesi in primo grado). Gli imputati erano accusati, a vario titolo di associazione mafiosa, traffico internazionale e detenzione di stupefacenti, armi e riciclaggio di denaro.I giudici di Piazza Castello inoltre, hanno confermato l’assoluzione, disposta in primo grado dal gup Domenico Santoro, per Cosimo Marando, difeso dall’avvocato Leone Fonte. I giudici d’Appello hanno infatti rigettato l’appello proposto dalla Dda dello Stretto. L’inchiesta “New bridge” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ed in particolare dal pm Paolo Sirleo (adesso trasferitosi a Roma ndr) avrebbe scoperto una organizzazione della ‘ndrangheta della ionica calabrese operante fra Italia, Stati Uniti, Canada, Centro e Sudamerica. Fra i coinvolti ci sono presunti esponenti delle famiglie Ursino e Simonetta, capi di una potente ‘ndrina della ionica calabrese e personaggi stranieri e italo-americani. Risultano essere indagati anche presunti affiliati alla famiglia mafiosa dei Gambino, attivi in Usa. L’indagine “New Bridge” è infatti, il frutto di un lavoro, avviato nell’ambito del protocollo “Phanteon” del ministero dell’Interno e che ha previsto anche lo scambio, fra Italia e gli Stati Uniti d’America, di investigatori esperti nella lotta alla criminalità di tipo mafioso. In oltre 2000 pagine di informativa della Polizia di Stato, con una quantità enorme di intercettazioni telefoniche e ambientali, sono condensati due anni di indagini che puntano a dimostrare l’esistenza di un “ponte” fra la Calabria e gli Stati Uniti per un sodalizio transnazionale dedito al traffico di stupefacenti e del riciclaggio di denaro. Adesso l’inchiesta regge anche al vaglio dei giudici della Corte d’Appello reggina. Il tre novembre dello scorso anno il Tribunale di Locri ha emesso invece, la sentenza per gli imputati che scelsero di essere giudicati attraverso il dibattimento. Il Collegio presieduto da Fulvio Accurso con a latere Domenico Di Croce e Mario Larosa, condannò otto persone. Le condanne più “pesanti” furono quelle inferte a Francesco Urisino, punito con 28 anni e 7 mesi di carcere, e a Nicola Antonio Simonetta a cui furono comminati 27 anni di reclusione.

Angela Panzera- ildispaccio.it