Alla sbarra 67 imputati, per 10 si prospetta la prescrizione dei reati
Pesanti richieste di condanna della Procura Generale al maxiprocesso “Mandamento Ionico” che si è definito in primo grado con il rito ordinario. Nel tardo pomeriggio di ieri il sostituto procuratore generale Francesco Tedesco al termine dell’intervento davanti alla Corte d’appello di Reggio Calabria ha chiesto condanne per un totale di circa 900 anni di reclusione a carico di 57 imputati, 10 prescrizioni e 2 estinzioni per morte (Carmelo Gaetano Ietto e Sebastiano Manglaviti).
Molte le richieste di conferma delle condanne già emesse in primo grado dal Tribunale di Locri ma anche moltissime richieste di rideterminazione della pena, in particolare laddove la Procura ha chiesto l’accoglimento dell’appello nei confronti di 17 imputati».
I giudici della prima sezione penale della Corte di Appello di Reggio Calabria sono chiamati anche a valutare il ricorso della Procura proposto nei confronti di 42 imputati sulla ritenuta «inosservanza o erronea applicazione della legge penale in relazione al trattamento sanzionatorio determinato per gli imputati indicati, condannati per il reato di cui all’articolo 416 bis c.p.». Secondo l’assunto della Procura generale reggina il Tribunale di Locri, pur avendo condannato gli imputati per il reato di associazione mafiosa, a vario titolo e con modalità differenti «non ha applicato il trattamento sanzionatorio attualmente previsto dalla legge, ma quello più favorevole precedente all’entrata in vigore della legge n. 69/2015».
L’inchiesta “Mandamento Ionico” era stata coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, con l’ausilio del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dei sostituti Giovanni Calamita e Diego Capece Minutoli, e l’attuale sostituto procuratore generale Francesco Tedesco. Condotta dal Reparto Anticrimine di Reggio Calabria e dal II Reparto Investigativo, entrambe articolazioni del ROS, nonché dal Comando Gruppo Carabinieri di Locri, l’indagine si è sviluppata intorno a numerose informative confluite in un unico maxi procedimento penale che riguarda «18 locali di ‘ndrangheta, 16 dei quali appartenenti al cosiddetto mandamento jonico, un altro (ovverosia quello di Sinopoli) appartenente al mandamento tirrenico, cui si aggiunge la trattazione della cosca dei Serraino, rientrante nel mandamento di Reggio Centro e, precisamente, nel locale omonimo».
Nel processo, che si svolge nell’aula bunker di viale Calabria, sono interessate 18 parti civili, tra le quali la Regione Calabria, la Città Metropolitana di Reggio Calabria, 14 Comuni della Ionica, un imprenditore di Locri e l’associazione nazionale antimafia “Alfredo Agosta”.
FONTE GAZZETTA DEL SUD