Promossa dalla Fondazione Girolamo Tripodi, si è svolta a Palazzo Alvaro, nel centenario della nascita la presentazione del libro “La scorta di Enrico – Berlinguer e i suoi uomini: una storia di popolo”.
Il presidente della Fondazione, Michelangelo Tripodi nel suo intervento di apertura – si legge nella nota – ha parlato delle vicende trattate nel bel libro di Telese, che si riferiscono alla rivolta di Reggio dei primi anni ’70, soffermandosi su un intervento che fece Berlinguer sull’Unità il 29 gennaio 1971 e che esprimeva tutta la forza del Partito Comunista Italiano che pur essendo all’opposizione esercitava una funzione di governo oggi assolutamente impensabile.
Inoltre, nel ricordare come il papà fu eletto deputato del Pci nel 1968, lo stesso anno in cui anche Enrico Berlinguer fu eletto deputato per la prima volta e, quindi, si trovarono insieme ad essere matricole di Montecitorio, Michelangelo Tripodi ha affermato che la morte di Enrico Berlinguer rappresenta uno spartiacque tra il prima e il dopo nella storia della sinistra e del comunismo italiano.
È poi intervenuto Filippo Veltri, giornalista e scrittore, che ha apprezzato il lavoro fatto da Luca Telese perché, attraverso il racconto della scorta, ha ricostruito una grande storia. Veltri ha poi riportato il ricordo personale di quando lui giovane cronista de L’Unità alle prime armi, era stato incaricato dal caporedattore di fare il resoconto del comizio di Berlinguer a Cetraro nel 1980 in occasione della manifestazione in ricordo di Giovanni Losardo, ammazzato dalla mafia.
Successivamente ha preso la parola il prof. Antonino Romeo che, in qualità di studioso di storia, ha cercato di ricostruire alcuni aspetti della personalità e dell’azione di Berlinguer. Romeo ha ricordato la grande attrazione che suscitava Berlinguer: in questo senso ha citato l’episodio del suo comizio a Reggio nel 1983, quando nonostante una bufera che imperversava sulla città, migliaia di persone inzuppate d’acqua rimasero per ore in attesa per ascoltare il suo discorso.
Infine, ha parlato del senso del dovere che Berlinguer ha interpretato fino in fondo, anche quando si è recato ai cancelli della Fiat nel 1980, pur sapendo che si andava incontro ad una sconfitta, ma ci ha messo la faccia perché era suo dovere farlo.
È poi intervenuto Roberto Bertuzzi, componente della scorta, che ha raccontato i momenti drammatici vissuti a Padova quando Berlinguer, durante il comizio, fu colpito da un ictus, che lo condusse alla morte. Ha poi ricordato che lui era operaio e membro del consiglio di fabbrica della Voxson, e che dopo il rapimento di Moro fu chiamato dalla Federazione romana comunicandogli che dal giorno dopo si doveva licenziare per andare a lavorare a Botteghe Oscure, la sede nazionale del Pci.
Ha concluso Luca Telese: “ricordiamo Enrico nel nome di Girolamo” ha detto, ricordando di avere avuto la fortuna giovanissimo di conoscere Mommo, ai tempi di Rifondazione Comunista alla Camera. Ha voluto raccontare questa storia perché è una storia bellissima e perché è la storia d’Italia.
Telese racconta – si legge nella nota – di come, nel 1969, Berlinguer diventa vicesegretario del Partito e, quindi, predestinato a diventare Segretario, battendo la concorrenza di Giorgio Napolitano che pure partiva da una posizione di maggiore forza all’interno del Partito. Longo aveva una predilezione per questo giovane compagno, schivo e austero che non voleva mai mettersi in mostra. Quando Berlinguer assume questo incarico siamo nel pieno della contestazione studentesca, della strategia della tensione con la strage di Piazza Fontana, dell’autunno caldo, della guerra in Vietnam e nel 1970 poi ci sono i fatti di Reggio e il tentativo di colpo di Stato fascista di Junio Valerio Borghese.
“Immaginavo il libro come un film di Sergio Leone, quelli che iniziano con le facce e tu già guardando la faccia già capisci la storia. Ecco guardate la faccia di Roberto, tu fai un primo piano, ci metti una musica di Morricone e c’è già una storia. La storia di un ragazzo poverissimo, orfano due volte, cresciuto nei collegi, operaio alla Voxson e che trova nella dignità del lavoro il riscatto di una vita. Uomini come Roberto hanno fatto grande il Pci svolgendo il difficile lavoro di protezione del Segretario”.