Si è svolta martedì scorso, 28 gennaio, presso la sala “G. Trisolini” di Palazzo Alvaro a Reggio Calabria, la presentazione di Bria (Byzantine Route International Association), una nuova associazione internazionale che sta costruendo una rete di condivisione attorno ad un progetto di valorizzazione del patrimonio culturale bizantino, per la costruzione di uno sviluppo economico, identitario e sostenibile del territorio. A renderlo noto la stessa associazione.
“Un percorso – continua la nota – di analisi storica e contemporanea del mondo bizantino, basato su una politica di pianificazione fattiva e un approccio maggiormente integrato sia alla cultura che alla progettazione – ha sottolineato il giornalista Vincenzo Tromba, moderatore dell’incontro – che possa attivare un turismo culturale vitale per la crescita economica e per l’occupazione nell’era post-industriale.
Immacolata Lorè, presidente di Bria e membro del consiglio direttivo di Icomos Italia, ha illustrato la genesi del progetto, nato dalla sinergia tra il laboratorio Eche Lab dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e le associazioni Astri, Amici della Terra Reggio Calabria e Club per l’Unesco di Campo Calabro, che da oltre due anni collaborano attivamente e concretamente in direzione di una promozione turistica innovativa.
La vicepresidente, Roberta Alberotanza, già Presidente del Comitato Cultura del Consiglio d’Europa, ha focalizzato l’attenzione sugli eventi che saranno promossi dall’associazione: Itinerari e visite guidate che, in linea con le Indicazioni del Consiglio d’Europa, rientrano nella più ampia prospettiva di promuovere il patrimonio culturale continentale.
Si sono susseguiti poi gli interventi dei membri del Comitato Tecnico Scientifico di Bria. Francesco Calabrò, docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha evidenziato l’obiettivo principale della nascente associazione: la creazione di un Itinerario Culturale che, partendo dai luoghi bizantini in Calabria, coinvolga anche le aree interne dei Paesi mediterranei influenzati dalla civiltà bizantina: Albania, Grecia, Turchia, Spagna, Macedonia del Nord, Cipro e altri.
Mariangela Monaca, docente dell’Università di Messina, ha analizzato gli aspetti religiosi che, a partire dal monachesimo italo-greco, hanno plasmato l’identità culturale calabrese, lasciando tracce significative nella lingua (minoranze greco-calabre e arbëreshë), nelle tradizioni popolari e nel patrimonio artistico.
Nino Sulfaro, docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha sottolineato l’importanza del periodo bizantino per la comprensione dell’evoluzione degli insediamenti nelle aree interne della Calabria.
Infine, Simona Lanzoni, responsabile della struttura operativa ed esperta di Comunità Patrimoniali e Convenzione di Faro, ha illustrato l’ampio partenariato del progetto, che comprende Università, Amministrazioni Comunali, Istituzioni Culturali, Imprese, Associazioni e Club Services.
Una cooperazione già sperimentata con successo durante le Gep – Giornate Europee del Patrimonio 2024, in cui sono stati messi in rete oltre trenta siti italo-greci di tutte le province calabresi con altri siti italiani e stranieri.
Al termine delle relazioni sono inoltre intervenuti anche Padre Nilo, Custode del Monastero di San Giovanni Nuovo nella città di Stilo, il Prof. Giuseppe Lonetti del Rotary Club di Reggio Calabria e il Direttore dell’Ufficio dei Beni Culturali di Locri/Gerace, Dott. Giuseppe Mantella”.
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