R. e P.
C’è una situazione che ci dà l’esatta dimensione del modo di amministrare nella Regione Calabria. E questo aldilà della volontà e dell’impegno, è un gap politico/culturale abbastanza grave. Questo “modus amministrandi”, se mi passate il termine, viene ulteriormente evidenziato dalla possibilità di crescita generale attraverso i fondi PNRR, ultimo treno per la Calabria ed occasione più unica che rara. Sono concetti che ho già avuto modo di esprimere ma il tema è molto importante e la mia convinzione che si stia sbagliando l’impostazione è forte e mi porta ad insistere su questi concetti.
Sono fermamente convinto che il PNRR avrebbe dovuto portare la Regione ad un grande progetto legato a un modello complessivo della Calabria, per poi demandare alle Amministrazioni Comunali i progetti sulle criticità da risolvere in ogni territorio comunale. Partendo dalla premessa che ogni finanziamento è benvenuto, e che ogni progetto è utile – quando e se verrà realizzato –è comunque concreto il rischio di avere delle opere futili, che magari abbelliscono i vari abitati ma che non porteranno a un salto di qualità complessivo di una Regione tra le più arretrate d’Europa. Per queste ragioni penso che il vero obbiettivo del PNRR avrebbe dovuto portare a un disegno complessivo che comprendesse i vari temi più cogenti, cronici e irrisolti tra i tantissimi che ci attanagliano e che ci relegano a fanalino di coda ad esempio su servizi come la Sanità, le infrastrutture, la viabilità, carente e disastrata nel migliore dei casi, i collegamenti ferroviari e portuali.
Le schede di progettazione così ideate, invece, andrebbero bene per Regioni già avanzate dal punto di vista sanitario e infrastrutturale. Regioni che già sono considerate modello di buona Sanità e di trasporti all’altezza di un Paese Occidentale, di uno Stato Europeo.
Non faremo grandi passi avanti se non avremo un’idea di Sanità Pubblica, dove non basteranno aperture di altri Ospedali se prima non si ragiona sulla qualità del sevizio erogato dalle strutture già esistenti, carenti di macchinari e personale di ogni ordine e grado. La viabilità, con una arteria come la 106, da progettare e rifare che liberi i centri interessati dal traffico e dallo smog, senza trascurare la messa in sicurezza di quella già esistente costruendo delle rotonde negli snodi più trafficati e pericolosi e le trasversali a pettine, prima tra tutte la Bovalino Bagnara. Non faremo passi avanti se non si inizierà subito a pensare a un piano regionale per il trasporto su rotaie per portarle a livello accettabile, soprattutto nel trattato Taranto .- Reggio Calabria, dove linea Jonica e la 106 che si accompagnano sono davvero a livelli tra il tragico e il ridicolo. Anche se la Linea Jonica verrà elettrificata, resta tutta la criticità di un tracciato pieno di pericoli rappresentati, in primis, dai tantissimi, obsoleti passaggi a livello.
Questa impostazione attuale rischia, dunque, di non sortire i risultati che potrebbe sortire con le sue enormi potenzialità. Attenzione perché questo treno non passerà più. Ed è un treno che non ha bisogno di rotaie ma di buona e lungimirante Amministrazione Regionale. I Comuni hanno fatto ottimi progetti ma solo slegati tra di loro e non è detto che finiranno per incontrarsi qualora tutti dovessero essere finanziati e andassero in porto.
Pietro Sergi
Sinistra Italiana Reggio Calabria