La Procura generale di Reggio Calabria ha reperito il computer da dare al boss di Brancaccio Giuseppe Graviano in maniera tale da consentirgli di ascoltare le intercettazioni ambientali registrate nel 2016 all’interno del carcere di Ascoli Piceno tra lui e il detenuto Umberto Adinolfi. Ad annunciarlo è stato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo all’inizio dell’udienza del processo “‘Ndrangheta stragista” che vede lo stesso Graviano imputato assieme a Rocco Santo Filippone per il duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, uccisi il 18 gennaio 1994 sull’autostrada all’altezza dello svincolo di Scilla.
La Corte d’Assise d’Appello, presieduta dal giudice Bruno Muscolo, ha autorizzato il procuratore Lombardo a trasmettere, attraverso la Direzione investigativa antimafia, il computer alla casa circondariale di Terni dove Graviano è detenuto al 41 bis. Con questo provvedimento dovrebbe chiudersi la polemica sulla mancata possibilità, lamentata più volte dal boss siciliano e dal suo avvocato Giuseppe Aloisio, circa il diritto dell’imputato di ascoltare l’audio delle intercettazioni ambientali in cui avrebbe fatto riferimento anche a contesti politici. Impedimento che è stato segnalato sia durante il processo di primo grado che in quello d’appello e che non è dipeso dalla volontà della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che, piuttosto, assieme alla Corte d’Assise d’Appello, ha chiesto a più riprese spiegazioni in merito all’istituto carcerario di Terni. Nell’udienza di oggi del processo è proseguita l’audizione del commissario capo della Dia Michelangelo Di Stefano che ha riferito sull’informativa presentata in aula nelle settimane scorse sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Gerardo D’Urzo (deceduto nel 2014), Marcello Fondacaro e Girolamo Bruzzese. A proposito dei pentiti, il processo è stato rinviato al prossimo 14 novembre quando sarà sentito Fondacaro. La deposizione di Bruzzese è prevista, invece, per il 21 novembre.
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