Comunicato Stampa
L’Ordine dei medici di Reggio e provincia in prima linea per promuovere la cultura della donazione degli organi.
Il protocollo d’intesa stipulato con la sezione provinciale dell’Aido (Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule) ha come obiettivo, infatti, quello di incentivare una cultura che stenta ad affermarsi in Calabria, regione che registra il più basso indice di donazione riguardo tutto il Paese.
“Si tratta di un protocollo importante – sottolinea il dottore Nicola Pavone, presidente regionale di AIDO Calabria – e sono davvero contento per questa firma che sancisce una collaborazione che porterà sicuramente ad una maggiore sensibilizzazione tra i cittadini verso questo problema. Dopo Crotone ecco che anche l’Ordine dei medici di Reggio e provincia mostra tutta la sua consapevolezza per una cultura che stenta a decollare in tutta la regione. Prossimo obiettivo per l’Aido è stipulare lo stesso protocollo d’intesa con le altre tre province calabresi per completare un percorso che aiuterà sicuramente ad aumentare la volontà dei cittadini ad una maggiore sensibilizzazione verso un atto d’amore che si traduce nel donare la vita a tutte quelle persone che aspettano un organo per continuare a vivere e migliorare, quindi, la propria qualità di vita. E poi, se si riflette solo un attimo, non c’è alcun motivo per non donare gli organi nel momento in cui non siamo più in ”
Soddisfatto il presidente dell’Ordine dei medici, dottore Pasquale Veneziano, profondamente convinto che sia “assolutamente necessario sensibilizzare l’opinione pubblica per quanto riguarda il problema della donazione che nasce innanzitutto da una scarsa informazione. Parlare alla gente, andare nelle scuole e spiegare esattamente l’alto valore delle donazione contribuirà sicuramente ad incrementare il numero dei donatori”. Sulla stessa lunghezza d’onda il dottore Vincenzo Nociti, segretario dell’Ordine, per il quale “si tratta di un fatto essenzialmente culturale. “Vogliamo trasferire non solo ai medici ma a tutta la collettività una nuova cultura perché se si attua un cambiamento di rotta, tenendo ben presente che nessuno si salva da solo, riusciremo sicuramente a migliorare la qualità di vita di ognuno di noi. Non si tratta solo di donazione di organi ma donazione in senso lato verso chiunque abbia bisogno di un aiuto, un sostegno, di una spalla dove appoggiarsi per le varie tipologie di malattie. C’è bisogno di un sistema in cui la sussidiarietà del cittadino venga a tutelare e, diciamo a tamponare situazioni in cui possono esserci della mancanze da parte delle istituzioni che non riescono a fornire determinati servizi alla collettività, Ed allora capire prima e meglio quello che è utile all’altro alla fine risulta utile a tutti quanti”.
Per Pasquale Conti, presidente provinciale dell’Aido, il protocollo d’intesa con l’Ordine riuscirà ad eliminare, per lo meno in parte, il no alla donazione quando avviene un decesso. “Se non c’è una precedente manifestazione di volontà del defunto sono i familiari che devono decidere e per la maggior parte delle volte esprimono un netto rifiuto senza neanche un motivo. Questo protocollo d’intesa aiuterà, quindi, ad una maggiore informazione e di conseguenza contribuirà ad aumentare la consapevolezza di quanto sia alto il valore della donazione”.
Perfetta l’analisi della dottoressa Anna Rosaria Federico, consigliere dell’Ordine, pronta a sottolineare come la donazione “sia un dono importante che possiamo fare a chi ne ha molto bisogno per vivere ancora e con una migliore qualità di vita. Il nostro obiettivo – rimarca la dottoressa Federico – è quello di accrescere in ogni singola persona la conoscenza dell’importanza del trapianto dal punto di vista medico e scientifico affinché possano aumentare i donatori, utili a salvare sempre più vite umane. La comunicazione, l’informazione e la divulgazione rappresentano le armi più importanti per diffondere valori positivi della convivenza civile. Eè nostra intenzione – conclude Federico – diffondere la cultura della donazione e del trapianto coinvolgendo i medici attraverso Corsi di formazione e andremo nelle scuole per una adeguata e corretta informazione”.