“Non c’è alcun motivo di temere un nuovo richiamo di vaccino anti-Covid. Ora abbiamo ulteriori conferme che i vaccini anti-Covid sono sicuri anche per le persone con insufficienza cardiaca e che l’infezione Covid-19 è più pericolosa per il cuore rispetto alla vaccinazione”. E’ il messaggio che Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC) (nonchè professore ordinario di Cardiologia, Direttore dell’URT del CNR dell’Università Magna Graecia di Catanzaro) lancia a pochi giorni dall’inizio dell’ESC 2022, il meeting annuale dell’European Society of Cardiology, che si svolgerà a Barcellona dal 26 al 29 agosto.
In occasione dell’ESC verrà presentato uno studio dell’ospedale Herlev e Gentofe a Hellerup, Danimarca, il quale conferma che i vaccini anti-Covid a mRNA sono legati a un ridotto rischio di morte nei pazienti con insufficienza cardiaca. Lo studio ha anche rilevato che i vaccini non peggiorano l’insufficienza cardiaca né aumentano il rischio di tromboembolismo venoso o di miocardite nei pazienti con insufficienza cardiaca. Nello studio sono stati coinvolti un gruppo di 50.893 pazienti con insufficienza cardiaca non vaccinati nel 2019 e un gruppo di 50.893 pazienti con insufficienza cardiaca che sono stati vaccinati con uno dei due vaccini mRNA nel 2021. Tutti i partecipanti sono stati seguiti per 90 giorni. Ebbene, tra i 101.786 pazienti con insufficienza cardiaca, i ricercatori hanno scoperto che la somministrazione di un vaccino a mRNA non causa alcun peggioramento dello scompenso cardiaco né aumenta il rischio di miocardite o di tromboembolismo venoso. Al contrario la vaccinazione anti-Covid è associata a un ridotto rischio di mortalità per tutte le cause. “I risultati di questo studio indicano che i pazienti con insufficienza cardiaca dovrebbero avere la priorità per le vaccinazioni e per i richiami”, commenta Indolfi.
In un altro studio, appena pubblicato sulla rivista Circulation, è stato dimostrato che il rischio di miocardite è più alto tra le persone non vaccinate affette da Covid-19 rispetto alle persone che hanno ricevuto la vaccinazione anti-Covid. “La miocardite – spiega Indolfi – è solitamente innescata da un’infezione virale. Si tratta di un’infiammazione della parete del muscolo cardiaco, il miocardio. Questa condizione è rara e può compromettere il muscolo cardiaco e il sistema elettrico del cuore, che è essenziale affinché il cuore continui a pompare normalmente. Un episodio di miocardite può risolversi spontaneamente, richiedere un trattamento o può causare danni permanenti al cuore”. Nello studio, condotto dall’Università di Oxford, i ricercatori hanno incrociato i dati di quasi 43 milioni di persone che hanno ricevuto almeno una dose di un vaccino Covid-19 in Inghilterra con i dati nazionali sulle infezioni Covid-19, sui certificati di ricovero ospedaliero e di morte per un periodo che va dal 1° dicembre 2020 al 15 dicembre 2021. Ebbene, le analisi hanno rilevato che le persone che sono state infettate da Covid-19 prima di ricevere il vaccino anti-Covid sono 11 volte più a rischio di sviluppare miocardite. Non solo. Il rischio di miocardite correlata all’infezione Covid-19 è risultato dimezzato tra le persone che sono state infettate dopo la vaccinazione.
“Questo studio è un’ulteriore conferma dell’efficacia e della sicurezza di vaccini anti-Covid disponibili”, commenta il presidente della SIC, “Basta quindi con i timori che stanno frenando la somministrazione della quarta dose nelle persone per cui è raccomandata. Il vaccino anti-Covid – conclude – è ancora la nostra arma migliore contro il virus Sars-CoV-2”.
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