Si è concluso il terzo processo d’appello dell’inchiesta “Prima Luce” che ha fatto chiarezza sui contorni della faida di Sant’Ilario che portò ad 8 omicidi da film horror e numerosi tentativi di far fuori il boss Giuseppe Belcastro.
Un processo che sa di epopea per via dei quattro anni e mezzo trascorsi tra la pronuncia della prima sentenza d’appello ed il deposito delle motivazioni della stessa, che ha inevitabilmente portato alla scarcerazione degli inputati per decorrenza dei termini.
La corte, presieduta dal giudice Roberto Lucisano, durante il terzo appello ha inflitto 10 anni a Domenico D’Agostino, e per i già condannati all’ergastolo Giuseppe Belcastro e Tommaso Romeo 16 anni e un periodo di isolamento diurno, quattro mesi per Belcastro e un anno e quattro mesi per Romeo.
Sono stati assolti, dopo 15 anni di processo ed 8 anni di carcere, Vincenzo D’Agostino e Luciano D’Agostino e per alcuni specifici episodi legati al narcotraffico anche i condannati Domenico D’Agostino, Giuseppe Belcastro e Tommaso Romeo.
Nel corso della requisitoria il pg Adriana Fimiani aveva dimostrato le sue perplessità ritenendo che le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia non fossero state sufficienti a dimostrare la struttura di tipo associativo. Il procuratore generale aveva infatti chiesto l’assoluzione per Vincenzo e Luciano D’Agostino, 14 anni per Domenico D’Agostino e 24 anni per Giuseppe Belcastro e Tommaso Romeo, più sei mesi di isolamento diurno per Belcastro e un anno per Romeo.

SARA FAZZARI

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