Unindustria Calabria sarà presente alla manifestazione a sostegno del porto di Gioia Tauro in programma per il 17 contro i possibili effetti negativi della direttiva Ue sulle emissioni. Lo ha deciso il Comitato di presidenza dell’associazione che, spiega una nota, “si è riunito nei giorni scorsi per confrontarsi sulle prospettive a tinte fosche che si stagliano sul futuro del Porto di Gioia Tauro.
“C’è forte preoccupazione per il futuro del Porto di Gioia Tauro e quindi per tutto il sistema economico Calabrese – ha detto al termine della riunione il presidente Aldo Ferrara -. La Direttiva comunitaria n. 2023/959 ETS rischia concretamente di scrivere l’ultimo e più triste capitolo della storia di un’infrastruttura logistica il cui apporto funzionale è strategico non solo per la Calabria, ma per tutto il Paese. È bene chiarire che i temi della sostenibilità ambientale, ancorché importantissimi per Confindustria e strettamente connessi alla strategia dello sviluppo per la Calabria, non debbano essere utilizzati in maniera strumentale e ideologica per condannare al declino lo scalo portuale di Gioia Tauro”.
Secondo Unindustria, “che il porto sia una piattaforma strategicamente determinante per la Calabria è un concetto contenuto tutto in due dati: stando a quanto diffuso dall’Autorità portuale, lo scalo determina quasi il 50% del Pil privato calabrese e rappresenta la più grande piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale, uno dei più grandi hub portuali del Mediterraneo. Ma soprattutto è scenario di ingenti investimenti da parte di uno dei più importanti player internazionali del transhipment: il depotenziamento del porto causerebbe inevitabilmente lo spostamento degli investimenti privati su altri porti impoverendo Gioia Tauro e la Calabria”.
Inoltre, “accanto alle questioni prettamente economiche e produttive, Unindustria sottolinea anche il forte rischio sociale potenzialmente derivante dagli effetti della direttiva europea: “Il Porto di Gioia Tauro – ha aggiunto Ferrara – conta milleseicento addetti, che diventano più di quattromila se si guarda all’indotto complessivo. Nella terra in cui la disoccupazione è già ai vertici nazionali e il reddito pro capite è tra i più bassi in Italia, parliamo di una potenziale ricaduta negativa enorme e gravissima sulle sorti della regione”.
Alle sorti di Gioia Tauro si legano strettamente quelle della Zona Economica Speciale, uno dei temi più seguiti da Unindustria Calabria: “Siamo fortemente convinti dell’alto valore aggiunto che la Zes può rappresentare per la Calabria – ha spiegato il presidente -. Ma tutte le facilitazioni e i vantaggi che finora hanno consentito agli insediamenti produttivi che hanno creduto nella Zes calabrese di svilupparsi rapidamente scompariranno, rendendo così la nostra regione sempre meno capace di attrarre investimenti nazionali e internazionali. Senza considerare, poi, quanto sia importante il porto per l’export calabrese viste le difficoltà logistiche per le imprese locali nell’arrivare sui mercati internazionali: si rischia di perdere anche questa possibilità”.
Alla luce della crisi energetica scaturita dal conflitto in Ucraina, in queste ultime ore aggravata dal riaccendersi del conflitto israelo-palestinese, c’è anche un ulteriore fattore che è fonte di preoccupazione per Unindustria Calabria ed è riferito al futuro della regione e del Paese: “L’area del Porto di Gioia Tauro è individuata quale sito ottimale per il rigassificatore, un’ulteriore infrastruttura capace di rendere la Calabria centrale nella strategia energetica nazionale. Inoltre, ad esso – si fa rilevare – sarebbe connessa la piastra del freddo, altro asset determinante per la logistica di tutto il Mezzogiorno. Fermare lo sviluppo del Porto e dei progetti ad esso connessi, significa troncare di netto il futuro della Calabria, del Mezzogiorno, dell’Italia intera”.