Il presidente del Pd Matteo Orfini ha convocato l’assemblea nazionale del Pd per il prossimo 7 luglio. La sede è sempre quella dell’Ergife Palace e l’ordine del giorno è lo stesso della volta precedente: dimissioni del segretario nazionale e successivi adempimenti.
Il risultato disastroso ottenuto alle amministrative ha convinto il Pd a rompere gli indugi e ad accelerare: la scelta sul percorso futuro è da considerarsi imminente. La prossima assemblea, oltre a chiudere formalmente il ciclo di Matteo Renzi, dovrà stabilire come procedere oltre e provare a sopravvivere ad una crisi di consenso senza precedenti.
Le strade sono due: o fissazione del congresso nazionale a breve, oppure rinviare tutto di un anno e continuare ad affidarsi ad un reggente per provare a ricostruire dalle fondamenta prima di misurarsi ed eleggere un nuovo segretario. La seconda strada, però, è adesso in leggero ribasso dopo la nuova sconfitta ai ballottaggi: potrebbe essere letta come ulteriore segnale di debolezza.
La decisione sul nazionale non dovrebbe avere nessuna influenza sui congressi regionali. Così come aveva spiegato a Lamezia il responsabile nazionale dell’organizzazione del Pd Andrea Rossi e come è stato ribadito nella riunione che ha visto impegnati tutti i segretari regionali dimissionari e uscenti con Maurizio Martina e lo stesso Rossi. I congressi regionali, compreso quello calabrese, saranno svolti in autunno tra ottobre e dicembre. Nel caso in cui il congresso nazionale dovesse svolgersi entro la fine dell’anno saranno prodromici ad esso. In caso contrario serviranno al percorso di ricostruzione del partito in attesa del congresso nazionale futuro.
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