Nell’ambito della Rassegna Culturale “SENZA MEMORIA NON C’È FUTURO”, promossa dalla Fondazione Girolamo Tripodi con la collaborazione di Enzo Marafioti, si è svolta a Polistena, presso la Comunità Luigi Monti, la presentazione del libro “USTICA & BOLOGNA. ATTACCO ALL’ITALIA” di PAOLO CUCCHIARELLI.
I lavori, alla presenza di un pubblico attento e interessato, sono stati aperti dai saluti di Michelangelo Tripodi (Presidente della Fondazione Girolamo Tripodi); sono poi intervenuti Giuseppe Auddino (professore, Senatore della Repubblica) e da remoto Aurelio Misiti (già Deputato e Presidente del Collegio peritale sulla strage di Ustica). Il dibattito è stato moderato da Arcangelo Badolati (giornalista e scrittore).
In apertura è stato affermato che la presentazione di questo libro è anche un modo per rendere omaggio a Paolo Cucchiarelli ed al suo pluridecennale enorme lavoro svolto a favore del pluralismo della conoscenza e della libera informazione. È un patrimonio straordinario di notizie, indagini, inchieste, fatti quello che ci ha consegnato finora Paolo Cucchiarelli. Noi ce ne siamo già occupati in parte, quando abbiamo presentato il docufilm “Non è un caso Moro” di Tommaso Minniti che è basato sui libri di Paolo Cucchiarelli, anche per questo abbiamo voluto la presenza autorevole e prestigiosa di Paolo Cucchiarelli che ringraziamo di vero cuore per la sua grande disponibilità.
Con questo libro Paolo Cucchiarelli per la prima volta mette a fuoco la relazione tra le due stragi, mette in ordine una quantità straordinaria di documenti, dichiarazioni, sentenze, inchieste giudiziarie, inchieste giornalistiche, scatti fotografici, tracciati radar. Offrendo al lettore una ipotesi nuova e coerente sui mandanti e sul perché l’Italia sia stata vittima di due attacchi così efferati e sanguinosi.
Proprio per questo grande interesse e curiosità ha destato l’intervento dell’autore del libro Paolo Cucchiarelli che, facendo uso di una serie di slide fotografiche, di enorme valore e significato, ha dimostrato come in effetti avvenne l’abbattimento del DC9 Itavia nel cielo di Ustica la sera del 27 giugno 1980.
Secondo quando affermato e dimostrato da Cucchiarelli, non ci sono stati nessuna bomba e nessun missile: è la sfiammata di un aereo da caccia, presumibilmente un F14 degli Stati Uniti precipitato poi a Castelsilano (CS), sulla cabina di pilotaggio del DC9 ad aver inferto il primo colpo mortale all’aereo, togliendo immediatamente la vita ai due piloti. Le fotografie dei vetri della cabina, dissolti e accartocciati dalle bruciature, presentate con le slide da Cucchiarelli sono inoppugnabili in questo senso.
D’altronde, questi e altri dati fondamentali ci sono tutti nella inchiesta giudiziaria, nelle sentenze. Cucchiarelli ha affermato che con il suo libro ha messo insieme i dati per consentirci di capire cosa è avvenuto davvero. Tutti i dati citati sull’attacco al DC9 come per Bologna sono tutti nelle due inchieste o chiuse o in corso. Con il libro di Cucchiarelli è nuova la lettura degli elementi disponibili.
Il doppio filo che lega Ustica a Bologna è intessuto di diversi e molteplici nodi, ma il principale è questo: con queste due stragi l’Italia viene richiamata all’ordine dagli Stati Uniti d’America, dopo essere finita, suo malgrado, in uno scontro tettonico di politica internazionale, dall’Europa agli Stati Uniti fino al Medioriente, dove all’epoca imperversa lo scontro Iran-Iraq. Entrambe le stragi sono le due facce di una stessa medaglia. Esse rappresentano l’esordio in Italia e in Europa di un nuovo modo di fare la guerra a uno Stato per determinare un cambio d’indirizzo politico e un riallineamento agli impegni sottoscritti e alle alleanze ufficiali.
Cucchiarelli ha concluso dicendo: un dato è certo, dagli anni Ottanta in poi, l’Italia è diventata un paese ammalato di narcisismo, presuntuoso, arrogante, infantile e invecchiato malamente, sempre pronto a sfuggire a ogni concreta forma di responsabilità individuale e collettiva. Si tratta di una vera e propria mutazione genetica, che è insieme politica, culturale e sociale che apre la strada all’era dei “nani e delle ballerine”. A questa mutazione contribuirono proprio le due stragi più sanguinose della Repubblica, non solo per il bilancio di morte, ma precipuamente per il peso del condizionamento politico che esercitarono sul paese in termini di indirizzo generale rispetto alle scelte future. E ciò in virtù del ricatto cui si dovette piegare l’Italia e dell’ammonimento in termini di libertà dello stato.
La Fondazione ringrazia i relatori e tutti i cittadini che hanno partecipato a questo bellissimo momento di confronto e di approfondimento su alcune vicende tragiche e drammatiche che hanno segnato profondamente la vita del nostro paese e hanno cambiato, chiaramente in negativo, il destino dell’Italia.
Nei prossimi giorni sarà data notizia delle altre iniziative programmate per la Rassegna “SENZA MEMORIA NON C’E’ FUTURO”.