Interessante e partecipata iniziativa del Rotary Club di Locri, che ha organizzato un incontro su un tema di assoluta attualità e rilevanza per il nostro Paese, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con relatore il socio Paolo Commisso.
L’incontro ha registrato la presenza e gli interventi, oltre a quelli del pubblico presente, dei sindaci di Locri e Siderno, Giovanni Calabrese e Mariateresa Fragomeni.

Col suo intervento il relatore ha fornito ai presenti una cornice chiara del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a cui l’Italia è giunta, dopo il sopraggiungere del periodo pandemico, già fragile sotto il profilo economico, sociale e ambientale con un Prodotto Interno Lordo nazionale cresciuto nell’ultimo decennio del 7,9%, contro il 30,9% della Germania e il 32,4% della Francia, una soglia di povertà raddoppiata nell’ultimo quinquennio, il maggior tasso in Europa di ragazzi da 15 a 19 anni non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione, la partecipazione femminile al lavoro delle donne ferma al 53,8%, molto al di sotto della media europea del 63,3%, l’emissione pro capite di gas clima espressa in equivalente CO₂ rimasta sostanzialmente invariata nell’ultimo decennio, la produttività del lavoro in Italia molto più lenta del resto d’Europa, una modesta digitalizzazione del sistema produttivo pubblico e privato, investimenti pubblici decrementati nell’ultimo decennio e investimenti totali in Italia cresciuti nel medesimo periodo solo del 66% contro una media europea del 118%.

Con l’avvento del Covid, nel corso del 2020, tutti i Paesi dell’Unione Europea entrano in profonda recessione, aumenta la disoccupazione (-7,8% nell’Unione Europea 27; -8,7% nell’Eurozona a 19) così come la spesa pubblica, assistiamo al crollo del sistema manifatturiero e dei servizi (soprattutto nel turismo e nella ristorazione) a scapito di altri settori emergenziali quali chimica, farmaceutica, agroalimentare e logistica che nel medesimo periodo hanno visto incrementare considerevolmente i loro volumi d’affari.
L’Europa si è trovata nella necessità di sospendere il Patto di Stabilità e Crescita almeno fino al 2022 e i relativi vincoli.
Si è così assistito a un incremento dell’indebitamento di ciascun Paese (Italia e Spagna hanno incrementato il debito pubblico del 25%) e, soprattutto, con il crollo del PIL di ciascun paese, il rapporto tra i due è cresciuto sensibilmente.
L’Italia proietta quindi il rapporto debito/PIL nella stima al 2022 al 156,6% contro il 116,9% della Spagna e del 55% medio dei paesi cosiddetti frugali quali Olanda, Finlandia, Svezia

Nel primo semestre del 2020 l’Europa interviene con fondi immediati quali il Sostegno per Attenuare i Rischi di Disoccupazione in Emergenza (100 miliardi di €), il Fondo di garanzia bancaria (25) e il Pandemic Crisis Support (240) ma l’evento più importante, storicamente rilevante, è l’approvazione da parte della Commissione Europea del New Generation EU, che mette a disposizione dei Paesi Membri 750 miliardi di euro.
Per la prima volta l’Europa decide di accedere al mercato dei capitali offrendo garanzie congiunte per finanziare la spese.
Sul totale di queste risorse 390 miliardi sono rappresentati da sovvenzioni, ovvero contributi a fondo perduto, mentre i restanti 360 sotto forma di prestiti.
Nell’ambito del New Generation EU il dispositivo con maggiori risorse è il Ricovery and Reliance Facility, con una provvista di 672,5 miliardi di euro che viene assegnato ai vari paesi dell’Unione Europea per la quota di sovvenzioni in ragione della popolazione, del PIL pro capite in relazione inversa, del tasso di disoccupazione e della perdita stimata di PIL nel biennio 2020-2021.
Il dispositivo di ripresa e resilienza europeo assegna all’Italia 191,5 miliardi di euro da impegnarsi in investimenti suddivisi in sei missioni strategiche di cui le più rilevanti la transizione digitale e quella ecologico-ambientale, che assorbono circa la metà delle risorse disponibili.

Con il PNRR l’Italia si è impegnata ad attuare 63 riforme e 134 primari investimenti e tutte queste misure sono riportate in ben 527 tra traguardi di natura qualitativa e obiettivi di natura quantitativa a loro volta suddivisi per annualità e per aree di intervento.
Il 40% di risorse dovrà interessare progetti e investimenti nel Mezzogiorno di Italia. Altri dovranno mirare a garantire la parità di genere, la partecipazione femminile giovanile al lavoro, la formazione, l’innovazione del sistema produttivo e gli investimenti in due settori chiavi per l’Italia, turismo e cultura.
I fondi verranno erogati a cadenza semestrale solo dopo la verifica del conseguimento degli obiettivi e traguardi intermedi originariamente pianificati, in assenza dei quali l’erogazione verrà sospesa. Tutti gli interventi dovranno essere pianificati, realizzati e ultimati entro il 2026.
Il cantiere è avviato, ma è necessario essere attrezzati per cogliere le reali opportunità. La tempistica necessaria per la programmazione, la spesa e la rendicontazione rischia di valorizzare a livello territoriale periferico (regioni e comuni) quelle realtà più virtuose e di penalizzare ulteriormente le realtà del Paese meno efficienti con un concreto rischio di ulteriore divaricazione socio economica del Paese nonostante i lodevoli intenti.
Lo scambio di informazioni e conoscenze, e l’evento del Rotary di Locri ne è stato il concreto esempio, è la condizione necessaria per agganciare il processo in corso, attivare le risorse e capacità dei territori e organizzare i fattori per raccogliere le opportunità straordinarie offerte dal PNRR, per molto tempo ancora assolutamente irripetibili.
Siamo appena agli inizi di un processo riformatore unico e molto ampio e diversificato e il futuro delle prossime generazioni dipenderà dalla qualità e dalla tempistica di attuazione del Piano.

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