R. & P.

A Placanica c’è un problema di democrazia azzoppata. Lo denunciamo da tempo ormai. Adesso la misura è colma. E per farci sentire non ci resta che la protesta estrema: le dimissioni.

Lasciamo il Consiglio comunale dopo aver sopportato per mesi l’arroganza di un’amministrazione, quella guidata dal sindaco Condemi e dalla sua vice Pugliese, che fin da subito ha mostrato chiari segni di allergia alle regole democratiche. E che attraverso azioni o omissioni ha cercato di mettere a tacere la minoranza.

Abbiamo subìto di tutto, anche gli attacchi personali. Siamo stati diffamati a mezzo stampa e tramite social network da un vicesindaco che passerà alla storia per essere stato fra i pochi assessori in Italia, assieme al suo predecessore e marito, a percepire un’indennità integrativa e aggiuntiva, cumulando l’indennità di assessore vicesindaco a quello di responsabile del servizio amministrativo.

Non abbiamo mai potuto svolgere serenamente il nostro ruolo di opposizione. Abbiamo sempre cercato di avere accesso ai documenti del Consiglio prima che l’Assemblea si riunisse, un diritto previsto dal regolamento comunale, che però è stato quasi sempre disatteso. Come in occasione dell’ultimo Consiglio comunale, quello sulle ingiunzioni di pagamento, che noi continuiamo a considerare illegittime.

Sempre in tema di entrate comunali, l’anno scorso abbiamo chiesto un consiglio comunale. Quel consiglio non è stato mai convocato, e ancora oggi non sappiamo perché.

Abbiamo atteso oltre sei mesi per poter consultare i documenti relativi ai lavori al Castello, mesi in cui ci siamo anche sentiti dire che la richiesta non è conforme alle funzioni di controllo che competono al consigliere.

Abbiamo chiesto e mai ottenuto l’accesso al protocollo informatico del Comune, perché la “casa di vetro” tanto decantata dal sindaco forse è meglio che resti opaca.

Sempre in nome della trasparenza, abbiamo chiesto fin dall’inizio del nostro mandato che venisse verificata eleggibilità di tutti i consiglieri. Ma l’amministrazione, solerte quando si tratta di violare i profili dei consiglieri di minoranza senza motivare alcunché, non si è mai preoccupata di effettuare questo controllo.

Abbiamo denunciato al Comune la devastazione della strada in selciato che da Titi porta al vecchio pozzo, realizzata di recente e oggi teatro di abusi di ogni genere, ma nessuno fino a oggi ci ha saputo dare spiegazioni chiare e attendibili.

Abbiamo richiesto incontri periodici per conoscere le fatturazioni del Comune e abbiamo chiesto l’elenco dei debiti pagati con il D.L. 35 (il decreto sui pagamenti dei debiti scaduti), ma anche in questi casi nessuno ci ha dato risposte. E il motivo ci sembra chiaro: viviamo in un paese condannato dalla matematica contabile a un futuro nero, ma i consiglieri di minoranza non devono conoscere il buco economico e finanziario generato dall’amministrazione Condemi-Pugliese.

In questi mesi abbiamo portato avanti tante battaglie di cui andiamo fieri. Molte le abbiamo vinte, come quella sui rifiuti alla Strada vecchia, sgomberati per ben due volte dopo la protesta dell’opposizione. Altre le continueremo a portare avanti in altre sedi e forme, come quella sul Consuntivo “gonfiato” e sulle tasse illegittime.

Siamo stati però sconfitti sulla battaglia più importante: quella sul rispetto della democrazia. Oggi a Placanica c’è una democrazia zoppa, i diritti della minoranza vengono quotidianamente calpestati e il governo di questo paese assume tratti pericolosi e preoccupanti per il futuro di tutti noi cittadini.

Le nostre dimissioni sono un gesto estremo di protesta compiuto per far sentire la nostra voce disperata. Per farla sentire al sindaco, alla sua vice, ai consiglieri di maggioranza, troppo spesso complici silenziosi, agli organi di controllo. E soprattutto al popolo che ci ha votato e anche a quello che non l’ha fatto. Consapevoli che la democrazia sia un bene supremo da proteggere tutti insieme.

 

Gerardo Clemeno, Ilario Mongiardi, Bruno Aiello

(Gruppo consiliare Riattiviamo Placanica)