R. e P.
Immersi in una profonda atmosfera spirituale, moltissime persone, presso il rinomato santuario della Vergine Immacolata Nostra Signora dello Scoglio, a Santa Domenica, hanno partecipato, sabato scorso, alla giornata di preghiera con i giovani, presieduta dal vescovo della diocesi di Locri – Gerace, monsignor Francesco Oliva. Il successore degli apostoli, nella propria toccante e illuminante omelia, che riportiamo qui di seguito, ha espresso: «Dite agli smarriti di cuore: coraggio non temete» (Is 35,4). Isaia sembra parlare a noi oggi, a chi ha il cuore in confusione. È dal cuore, il centro decisionale della persona, che nascono le intenzioni buone o cattive, i sentimenti e le passioni, amicizia e rancore. Chi sono gli “smarriti di cuore”? Forse lo siamo anche noi quando non sappiamo se amare, come amare e chi amare. Quando siamo confusi e non sappiamo discernere bene e male, quando riconosciamo ciò che è bene, ma facciamo il male, perché deboli e senza forze. Lo smarrito di cuore segue i suoi desideri malvagi. Cosa propone la parola di Dio a noi smarriti di cuore? Ci compatisce? Ci esorta ad avere pazienza e subire? Ci invita a consolarci con la speranza che qualcuno verrà a risolvere i nostri problemi e a placare le nostre paure? No. Come al tempo del profeta, ci invita ad avere fiducia in lui e a reagire: «Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio… Egli viene a salvarvi”. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi». Il Vangelo racconta di un uomo tra la folla talmente “smarrito di cuore” da non potere e volere chiedere aiuto: è sordo e muto. C’è chi intercede a suo favore: “Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano”. Non sappiamo chi è: se parenti o amici o gente compassionevole. Gesù lo accoglie premurosamente e, compiendo gesti che richiamano l’opera creatrice di Dio: lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi, con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro, gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». È un rito di liberazione dal male.
La malattia del sordomutismo rende incapaci di relazione, sordi al grido di aiuto e alla Parola di Dio, muti, incapaci di comunicare. Gesù libera dal male e rende le persone aperte alla relazione. Il rito dell’“effatà” lo si rinnova nella celebrazione del battesimo. Anche qui allo Scoglio grazie all’intercessione di Fratel Cosimo, molti hanno ritrovato la salute del corpo e dello spirito. Molti hanno incontrato il Signore e sono guariti, hanno ritrovato la fede. La fede che guarisce, caccia il male dal cuore degli uomini, porta con sé la felicità, la piena realizzazione degli esseri umani. Una fede possibile che continua ad essere mostrata a quanti cercano risposte alle loro domande ed ai loro bisogni essenziali. Con la sua testimonianza, Fratel Cosimo ha dimostrato che “la fede non è la teoria delle belle parole. La fede viene dal cuore. Dio è relazione, si fa toccare, si fa sentire. Il Dio che non si tocca non è il Dio di Gesù… il Dio dei Vangeli è un Dio in relazione, che mostra il suo volto, che ci accoglie e ci dà da mangiare. Con Gesù possiamo parlare e lui ci ascolta. Lui passa nella nostra vita come passava sulle strade della Palestina. Ci chiama, ci aspetta, ci sorride. Questo è il Dio che ci cambia, che ci fa uscire dall’individualismo. Non il Dio vuoto, distante, ideologico di tanti libri, di tante celebrazioni”. A questi bisogni umani Fratel Cosimo risponde indicando la via della preghiera e della fiducia in Dio: “Io cosa posso fare? Chiedo di avere fede, invito a rivolgersi alla Madonna per arrivare a Gesù, apro vie di speranza, garantisco le mie preghiere, prego con loro. È vero, le guarigioni qui sono tante, ma è solo una goccia nel mare. È la Chiesa tutta che deve tornare a credere nel Gesù totale, che guarisce e perdona, che mette in relazione, che rende felici riempiendo la vita di senso, rendendo capaci di portare amore come ha fatto lui”. La Madonna ha aiutato fratel Cosimo a scoprire il senso della vita affidandogli una grande missione: “In questo luogo Dio vuole aprire una finestra verso il cielo; qui per la mia mediazione vuole manifestare la sua misericordia”. Allo Scoglio la Vergine Immacolata chiede qualcosa d’importante: tornare a Dio, recitare il santo Rosario per la pace nel mondo, essere uomini e donne operatori di pace, partecipare attivamente al sogno di Dio, che è la realizzazione del suo regno. È il sogno di un mondo nuovo sostenuto dalla fede e dalla speranza, diretto verso la ricerca della pace e della felicità.
Un sogno che chiede ad ogni giovane di andare oltre ogni scoglio, di non farsi trasportare dalla corrente e dal mare dei problemi, di non infrangersi sugli ostacoli quotidiani, di non lasciarsi sopraffare dalla sfiducia e dallo scoraggiamento. È il sogno di un’opera mariana, di un santuario ove tanti possono venire a fare rifornimento di grazie: ”Se gli uomini si convertiranno, si pentiranno dei loro peccati, si confesseranno, si avvicineranno a Dio e lo ameranno con tutto il cuore, Dio si avvicinerà a loro e li accoglierà nella sua casa…. Ecco la missione affidata a Fratel Cosimo. “Ecco il mio rosario, esso sia la tua preghiera quotidiana, offrilo al mio cuore immacolato per la conversione del mondo, il trionfo del regno di Dio, la pace delle nazioni e la salvezza dell’umanità. Questo sogno è possibile, è realizzabile. È un’opera in fase di realizzazione. C’è bisogno della collaborazione di tutti. Anche della tua! Anche a te, giovane, è affidata questa missione. Lasciati affascinare anche tu da questo sogno? Prendi parte a questa grande opera mariana. I tuoi malesseri e scoraggiamenti possono essere superati da un atto di fiducia in Dio ed in Maria, madre del suo Figlio. Venendo allo Scoglio lasciati conquistare da questo amore e “guarda Maria che è la madre che ha grandi sogni su di te. Scopri e vivi questo sogno, in modo da essere felice. Non tirarti indietro! Non dimenticare che con la fede tutto è possibile. Fa strada a Dio, al quale “nulla è impossibile” (Lc 1, 37). “Apriti” a Dio e cammina con Maria. Amen!” Fratel Cosimo, alla presenza del Santissimo Sacramento, esposto all’adorazione dei fedeli, al fianco del vescovo, ha elevato una preghiera di intercessione, per la guarigione dei malati e dei sofferenti. Prima della santa Messa, invece, ha effettuato una evangelizzazione, dicendo: “Cari giovani, cari fratelli e sorelle presenti a questo incontro, a voi tutti sono lieto di porgere un caro saluto e un cordiale benvenuto nel nome del Signore. Oggi, a quanto pare non vi è solo la presenza dei giovani, ma noto anche una significativa presenza di meno giovani, e questo mi riporta alla mente quando Gesù predicava alle folle, in cui vi erano giovani, meno giovani e fanciulli. Questo vuol dire che non solo i giovani ma tutti, senza distinzione alcuna, abbiamo bisogno della Parola del Signore, del nutrimento spirituale. Siamo raccolti in questo noto Santuario dedicato alla Vergine Immacolata, Nostra Signora dello Scoglio, sotto il suo sguardo attento, amorevole e materno, per condividere un momento d’incontro, di ascolto, di comunione, di preghiera e di fraternità cristiana alla scuola della Vergine Maria, la quale dice a tutti noi: “Ascoltate e fate tutto quello che mio Figlio Gesù vi dirà”. E ora predisponiamo il nostro cuore all’ascolto del Vangelo di Marco c. 7 dal v. 31 fino al v. 35: “In quel tempo Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: Effatà, cioè Apriti! E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”. Come abbiamo appena appreso, i versetti del Vangelo di Marco mettono in chiara evidenza che Gesù partì da Tiro, passando per Sidone, e poi andò verso il mare della Galilea, raggiungendo anche il cosiddetto territorio della Decapoli. Qui, in questo territorio, alcune persone supplicarono Gesù di imporre la sua mano ad un povero straniero sordomuto che si trovava lì, Gesù lo fece e pronunciando su di lui la parola Effatà, che vuol dire “Apriti”, il sordomuto acquistò l’udito e la parola. Questo miracolo dunque, operato da Gesù nel territorio della Decapoli, proprio dove Egli svolgeva il suo ministero di insegnamento, lasciò tutti coloro che erano presenti, letteralmente meravigliati e pieni di stupore. E’ ovvio che, nel momento in cui Gesù tocca la vita di una persona e la trasforma, specie in piena gioventù, si rimane sempre meravigliati e pieni di stupore. Vi dico questo perché io ho già vissuto questa esperienza e sono più che consapevole di quel che dico. Quindi lasciatevi oggi trasformare dall’azione dello Spirito Santo, fate spazio dentro di voi, nel vostro cuore alla grazia di Dio e così vi sentirete spinti a mettervi al suo servizio, perché dice la Parola del Signore nella seconda Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi: “Ora è il momento favorevole”. L’uomo sordomuto del Vangelo di cui stiamo parlando, al tocco di Gesù subito gli si sciolse il nodo della sua lingua, e incominciò a parlare liberamente. Vogliamo dunque, miei cari, tenere in considerazione che, in un certo senso, anche noi abbiamo bisogno, come il sordomuto del Vangelo, di essere toccati da Gesù, affinché si sciolgano i nostri vincoli, cioè i nodi della nostra lingua, che spesse volte, ci trattengono, ci ostacolano e non ci permettono di pronunciare parole di testimonianza cristiana verso il nostro prossimo. E a proposito di quanto ho detto, più volte affermiamo di essere dei credenti, dei cristiani, ma domandiamoci: Che tipo di cristiani siamo? Potremmo dire cristiani senza parole, cristiani muti, perché non abbiamo il coraggio di testimoniare nella società odierna quel Gesù in cui diciamo di credere. Voi giovani, ricordatevi che siete il futuro del mondo, la speranza che può cambiare il volto di questo mondo, nel senso che voi potreste rendere la società migliore rispetto ad oggi. Sappiate che il mondo ha bisogno di voi, della vostra testimonianza cristiana, poiché viviamo in un’epoca in cui sono venuti meno i valori spirituali. Dobbiamo tener presente che Dio non ha creato l’uomo e la donna solo per questa vita, ma anche e soprattutto per la vita futura, cioè per la vita eterna. E per concludere questo momento d’incontro con voi, giovani, e tutti voi fratelli e sorelle, mi permetto di raccomandarvi questo: Se volete veramente progredire nella vostra vita, sia spiritualmente che materialmente, è bene vivere ancorati a Gesù Cristo, non dimenticando mai quello che Egli disse nel Vangelo di Giovanni al c. 15 v. 5 parlando alle folle: “Senza di me non potete fare nulla”. E poi, vi esorto ad essere particolarmente devoti della Madonna, amarla e pregare il Santo Rosario, poiché Lei, con la sua vicinanza materna, ci aiuta a scoprire il cuore paterno di Dio, il suo amore e la sua misericordia. E vi esorto anche a nutrirvi costantemente del Pane Eucaristico, il Pane della Vita, come faceva Carlo Acutis, un giovane della nostra epoca, che sicuramente voi conoscete, e che io più volte l’ho citato come esempio, il quale spesso diceva: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo”. E vi faccio ancora un’ultima esortazione: Cercate di praticare una vera e sana devozione alla Vergine Immacolata, Nostra Signora dello Scoglio e venire con frequenza a pregare in questa Oasi di Pace e Ristoro, come ben la definì la Santa Vergine nel lontano 1968. Dallo Scoglio benedetto, la Vergine Immacolata, sia per tutti voi guida sicura nel vostro presente e futuro cammino, e aurora di speranza che illumina il pellegrinaggio terreno della vostra vita. Dite Amen. Dio vi benedica e sia lodato Gesù Cristo.”