Va confermato il divieto di dimora per il sindaco (ora sospeso) di Riace Mimmo Lucano. E’ la posizione espressa dal sostituto pg della Cassazione Ciro Angelillis nel corso dell’udienza a porte chiuse svolta questa mattina davanti alla sesta sezione penale della Suprema Corte, chiamata a decidere se confermare o meno la misura disposta dal tribunale del Riesame di Reggio Calabria il 16 ottobre scorso. A impugnare in Cassazione la decisione del Riesame – che aveva quindi revocato a Lucano gli arresti domiciliari a cui era stato sottoposto all’inizio di ottobre con un’ordinanza del gip di Locri, imponendo pero’ al sindaco il divieto di dimora nel territorio del Comune di Riace – sono stati i difensori di Lucano, indagato nell’ambito di un’inchiesta su presunte irregolarita’ nella gestione del progetto migranti. La decisione dei giudici di ‘Palazzaccio’ dovrebbe arrivare domani.

LUCANO DA MODELLO A INDAGATO

Da un piccolo paese del Reggino in fase di spopolamento alla rinascita, passando per la conquista del riconoscimento della rivista americana “Fortune” come personaggio tra i cinquanta piu’ influenti al mondo; poi l’inchiesta giudiziaria che ha travolto un “modello” famoso in tutto il mondo, il modello Riace. La storia di Domenico “Mimmo” Lucano potrebbe riassumersi in poche righe, se non fosse per le tante discussioni alimentate dietro il “modello accoglienza” che nella qualita’ di sindaco, oggi sospeso, ha messo in atto a Riace. Un modello che si e’ infranto sull’indagine che ha portato il primo cittadino a dover lasciare il suo paese, per il divieto di dimora, dopo essere stato agli arresti domiciliari. Riace e’ un borgo di 1.800 anime situato sulla costa ionica della provincia di Reggio Calabria. Un fazzoletto di terra che parte dalle colline e arriva fino al mare. Proprio quel mare che nella storia rappresenta il punto di svolta per questa comunita’. Prima, nel 1972, il ritrovamento dei Bronzi di Riace, le due statue bronzee di epoca greca diventate in poco tempo il simbolo di tutta la Calabria. Il ritrovamento non porta, pero’, alcun giovamento per la piccola cittadina, dal momento che i due guerrieri vengono subito trasferiti a Reggio Calabria, dove sono esposti nel Museo nazionale visitato da migliaia di persone ogni anno. Poi la seconda occasione, sempre dal mare: uno sbarco di immigrati che diventa momento di rinascita per una cittadina che si stava spopolando.

In una intervista all’Agi, Lucano ha raccontato proprio questa idea di Riace: “Immaginate la piazza di un paese, deserta. Una panchina su cui sono seduti due o tre anziani e nulla di piu’. Una realta’ dove domina la rassegnazione. Poi, improvvisamente, il paese si anima, la piazza torna a popolarsi, a vivere, a regalare rumori e sorrisi”. Una fotografia che descriveva bene la condizione di Riace e che ha portato Domenico Lucano a conquistare riconoscimenti nazionali ed internazionali, diventando in poco tempo l’icona dell’accoglienza e dell’integrazione. La storia di Riace sembra uscita da una sceneggiatura cinematografica. E non a caso e’ stata al centro del documentario “Il volo”, con la regia di Wim Wenders, diventato un cult nella storia dell’immigrazione. I titoli dei giornali di tutto il mondo sono tutti per Lucano e per la sua iniziativa. La normalita’ di Mimmo Lucano e’ nell’avere sempre sostenuto di avere cambiato il concetto di integrazione e ospitalita’, trasformando in una risorsa l’arrivo di quei barconi carichi di disperazione, diventati, per Riace, l’occasione di rinascita. Un’idea completamente ribaltata dall’inchiesta che avrebbe, pero’, evidenziato una serie di irregolarita’ e abusi, demolendo di fatto l’immagine positiva del piccolo borgo finito in poco tempo tra gli esempi piu’ citati in termini di accoglienza e integrazione. Dopo l’inchiesta, comunque, l’immagine di Lucano ha continuato a essere legata al suo “modello” di accoglienza, con riconoscimenti e iniziative promosse non solo in Italia, alimentando comunque un vero e proprio “mito” per i sostenitori, contro l’idea piu’ negativa portata avanti, invece, dai suoi detrattori.

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