Durante la presentazione del suo ultimo libro contro la pedofilia, “Katapontismos” a Roccella Jonica (Rc), il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della regione Calabria, Antonio Marziale, ha lanciato un duro monito contro le attuali leggi italiane in materia di tutela dei minori e del consenso sessuale. Le sue parole, forti e provocatorie, hanno scosso l’opinione pubblica, sollevando interrogativi sulla capacità delle leggi di proteggere i bambini.

Durante il suo intervento, Marziale ha esposto con chiarezza la sua posizione: “Come è possibile che a 14 anni un bambino possa avere la maturità di dire sì a un adulto per un rapporto sessuale?

Il riferimento è a una normativa che stabilisce i 14 anni come età minima per il consenso sessuale, un limite che può scendere a 12 anni in caso di “rapporto amoroso”. Marziale ha puntato il dito contro una parte del legislatore, accusando chi ha approvato tali leggi di essere complice di un crimine contro l’umanità.

La denuncia di Marziale non è solo contro la legge, ma anche contro l’idea che la pedofilia possa essere percepita come una “ferita momentanea”. “Chi non conosce la pedofilia – ha detto – pensa che si tratti di un attimo, un abusino, ma non è così. La pedofilia uccide l’anima delle vittime, le ferisce per sempre”. Con queste parole, il Garante ha cercato di trasmettere l’orrore di un abuso sessuale subito da un bambino, descrivendolo come un atto che lascia cicatrici profonde e permanenti.

Un grido d’allarme per i diritti dei minori

Marziale ha poi lanciato un appello a tutti coloro che, come lui, si occupano della tutela dei minori: genitori, insegnanti, educatori, ma anche semplici cittadini. “Avete figli, nipoti, vicini di casa, cuginetti, alunni di 12 anni: pensate a loro. Come possiamo accettare che qualcuno possa anche solo pensare di abbassare ulteriormente la soglia del consenso sessuale?” Il suo discorso è stato un chiaro invito a non restare in silenzio di fronte a quello che ha definito un “crimine contro l’umanità”.

Il ruolo delle istituzioni

Antonio Marziale ha svolto il suo ruolo di Garante per l’infanzia e l’adolescenza per oltre 30 anni, e il suo impegno a favore dei bambini è ben noto. Tuttavia, ha espresso un chiaro disagio verso le istituzioni, accusandole di non fare abbastanza per proteggere i minori. “Io vengo chiamato dalle istituzioni a fare il garante, ma come posso dormire la notte sapendo di aver avuto la possibilità di urlare e non averlo fatto?”, ha dichiarato con tono accorato.

Il suo messaggio è stato chiaro: le istituzioni hanno il dovere morale di proteggere i più deboli e vulnerabili, e chi ricopre ruoli di responsabilità non può rimanere in silenzio di fronte alle ingiustizie.

“Katapontismos”: un libro contro il silenzio

Il libro di Marziale, “Katapontismos”, il cui titolo significa “affondamento” in greco, è una raccolta di riflessioni, testimonianze e approfondimenti sulla pedofilia, un tema su cui l’autore ha sempre posto grande attenzione. Il testo vuole essere uno strumento per sensibilizzare l’opinione pubblica e dare voce a coloro che non possono difendersi da soli. “Il mio scopo – ha detto Marziale – è quello di fare rumore, di scuotere le coscienze. Perché il silenzio uccide, proprio come la pedofilia.”

Le parole di Antonio Marziale non lasciano indifferenti. Il suo appello è un grido d’allarme che invita a riflettere sul ruolo della società e delle leggi nella tutela dei minori. La sua denuncia mette in luce un problema di vasta portata: la necessità di leggi più severe e di un impegno collettivo nella lotta contro la pedofilia.

telemia