Era il 16 aprile quando un 63enne di Campagna Lupia si presentò all’ospedale di Dolo per mancanza di respiro grave. La diagnosi fu di polmonite bilaterale, a cui seguirono altri esami che accertarono un’insufficienza mitralica severa. In pratica il paziente aveva avuto un infarto passato in sordina.

Trasferito all’ospedale di Mirano, da subito l’equipe del primario di cardiologia Salvatore Saccà si mise all’opera per dare il via a una corsa contro il tempo. «L’intervento di cardiochirurgia prevede l’apertura del torace del paziente», spiega Saccà, «cosa che in queste condizioni non sarebbe stata possibile data l’infezione polmonare. L’eccezionalità dell’intervento è che sia stato effettuato in regime di cardiologia interventistica, ossia con l’utilizzo di una sonda attraverso la vena femorale. Questo tipo di operazione però di solito viene eseguita come intervento programmato. È la prima volta che a Mirano abbiamo fatto un intervento di questo tipo in emergenza. Se il paziente non fosse stato preso in cura da un centro altamente specializzato come il nostro, sicuramente sarebbe morto». Dopo aver supportato l’uomo nella notte con un sistema meccanico di pompa cardiaca detto “Impella”, che garantisce portata di 2,5 litri di sangue oltre alla sua carica residua cardiaca, alle 8 del mattino successivo si è potuto procedere con l’intervento.

«La preoccupazione era che il paziente non sarebbe arrivato al giorno dopo», spiega Saccà, «ma fui tranquillizzato nel momento in cui, con l’utilizzo di Impella, la pressione si era stabilizzata e la situazione emodinamica era controllabile. Attraverso la vena femorale, siamo arrivati sulla parte destra del cuore. Lì sostanzialmente è stata eseguita una puntura dall’atrio desto al atrio sinistro, per passare con il catetere sulla valvola mitrale e inserire due pinzette per regolare l’afflusso di sangue verso l’aorta».

A riportare la notizia il giornale nuovavenezia.gelocal.it in un articolo a firma di Alberto Sanavia . 

Originario di Siderno Marina (RC), il primario dott. Salvatore Saccà lavora nella cardiologia di Mirano dal 1996 e dal 2016 ricopre il ruolo di primario. «Dimesso lo scorso 3 maggio», racconta Saccà, «il paziente è venuto a trovarci e siamo davvero felici che stia bene. A tutti i suoi colleghi di lavoro dice di essere un miracolato. Il volume di attività della cardiologia di Mirano è tra i più importanti del nord Italia, sia per attività di interventistica coronarica che periferica. L’utilizzo di questi sistemi è possibile solo se si ha esperienza a 360 gradi sull’albero cardiovascolare, ma anche sulle eventuali complicanze che potrebbero emergere». Solitamente chi può essere maggiormente a rischio? «I fattori di rischio coronarico sono importanti», spiega Saccà, «penso ad esempio all’ipertensione, al colesterolo, al fumo o a casi simili in famiglia, ma non è escluso che esistano infarti miocardici senza fattori di rischio noti. In questo caso l’infarto non era grosso, però ha causato la rottura di un muscolo papillare con insufficienza mitralica massiva».

fonte e foto: https://nuovavenezia.gelocal.it/