R. e P.
Durante la visione di”Presa diretta” , come il 99% degli ascoltatori che veramente conoscono la realtà della sanità locridea, ho provato rabbia e disgusto per la narrazione al contrario resa dalla manager e dalla finzione di preoccupazione esternata dal primario di cardiologia.
La prima, sembrava il protagonista di ” Benvenuti al Sud” ( Claudio Bisio) al momento della partenza da Milano verso Napoli. E seguendo il peggiore dei copioni ispirato alla regola della emergenza permanente e della cultura del sospetto ,ha individuato nella perimetrazione del nostro ospedale,l’altare sul quale sacrificare la verità e la dignità di un intero territorio ” La Locride”in nome della lotta al malaffare e alla sgangherata,-da quando è manager è sgangherata ancora di più- gestione della sanità. Su un servizio che avrebbe dovuto parlare della gestione della azienda sanitaria di Reggio Calabria,la dottoressa Di Furia ha parlato del suo ” coraggio “dimostrato per venire- per pochi spiccioli -, a gestire la fauna selvaggia e feroce presente a Locri. Non una parola sulle mancate promesse di intervento per migliorare la qualità dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali. Non una parola sulle mancate nomine di dirigenti medici.Non una giustificazione sul rifiuto di inquadrare a costo zero un ex colonnello medico, autorizzato dal Ministero, nella direzione sanitaria ospedaliera. Non una parola sulle nomine di medici a favore di politica e management su reparti non presenti nell’ atto aziendale.Insomma, non una parola ,sulle necessità di bonificare e risanare la sanità reggina e locridea in particolare.
Ascoltando il primario della cardiologia, ho ripensato al cinico silenzio calato sulla cardiologia di Locri a fare data almeno dal 2010. Da quindici anni i medici e gli infermieri che oggi garantiscono cure ed assistenza a migliaia di ammalati cardiologici ,servendo tutti i reparti dell’ ospedale, debbono combattere contro la totale indifferenza da parte dei vertici aziendali, che si manifestava e si manifesta con il rifiuto di ogni mezzo di aiuto per garantire il miglioramento dell’ assistenza cardiologica. È stato ingeneroso parlare di poca professionalità da parte dei medici.Sarebbe stato più giusto dire: ci sono cinque cardiologi dieci infermieri abbandonati, dalla gestione manageriale,al proprio destino.
Io continuo a credere che a Locri sia necessario sostenere una crescita individuale e generale di uomini e mezzi proteggendo ogni forma di tutela lavorativa. Ma per fare questo ci vuole onestà intellettuale e solidarietà, soprattutto tra medici anche di diversi reparti ( onore alle parole di Luigi Brugnano) ,senza cedere al sensazionalismo ed alle manipolazioni di verità.
Ho affidato ad un manifesto ,che verrà affisso nei prossimi giorni, alcune delle vere necessità di cui ha bisogno l’ ospedale di Locri.
Pino Mammoliti Presidente del Tribunale per i diritti del malato