Associazione mafiosa e a delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale di droga, usura, estorsione e rapine. In una parola: ‘Ndrangheta. Risponderanno a queste accuse, a vario titolo, le ventotto persone arrestate nell’ultimo blitz contro la mala calabrese radicata nel Nord Italia, l’operazione denominata ‘Crociata’ scattata all’alba di ieri. Oltre 5 anni dopo gli arresti di Crimine Infinito, ancora indagini testimoniano la penetrazione della ‘ndrangheta in territorio lombardo.
Tra gli arrestati, 11 sono affiliati all’organizzazione criminale di stampo mafioso, e alcuni di loro non sono ‘ndranghetisti di primo pelo: tra i nomi spiccano personaggi già arrestati negli anni ’90, con alle spalle anni di carcere e condanne per 416 bis. Sono centinaia i chili di droga sequestrati dai carabinieri: marijuana proveniente dall’Albania, cocaina dalla Romania e hashish dalla Spagna. Lo stupefacente arrivava in Lombardia, base di stoccaggio del gruppo, e da qui lo stupefacente partiva per essere venduto sia in città settentrionali che al sud, in Calabria e Puglia.
Se nel luglio 2010 l’infiltrazione della ‘ndrangheta in Lombardia era un’ipotesi investigativa, oggi è una certezza affermata con sentenze in Cassazione.  Gli arrestati sono 27 italiani e un albanese, catturati in Brianza, nelle province limitrofe nonché in quelle di Crotone, Reggio Calabria e Bari.  L’attività investigativa ha permesso di ricostruire le dinamiche criminali proprie della ‘locale’ di Mariano Comense dedita, secondo le indagini, al traffico internazionale degli stupefacenti destinati ai mercati lombardi, calabresi e pugliesi. Ma, secondo i magistrati, i malviventi realizzavano ulteriori profitti anche attraverso l’estorsione dei commercianti del territorio, l’usura e le rapine. L’inchiesta prende il via dalle indagini condotte intorno ad un’intimidazione avvenuta nel 2012 a Sesto San Giovanni. Fondamentale, però, per gli inquirenti è stata la denuncia di un imprenditore di origini calabresi ormai schiacciato dai metodi mafiosi del suo socio in affari. Tra gli arrestati c’era anche il cosiddetto ‘soggetto 19’, ovvero uno dei partecipanti al summit di ‘ndrangheta al circolo Arci Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano avvenuto il 31 ottobre 2009. I carabinieri filmarono l’incontro e identificarono quasi tutte le persone intervenute ma per quelli rimasti anonimi assegnarono un numero. Come nel caso del ’19’, che si scopre essere Giovanni Carneli, 40enne di Locri, indagato nel 2006 per traffico di droga. Quel giorno accompagnò in auto al summit Salvatore Muscatello, il boss di 81 anni detto ‘il vecchio’, allora capo della locale di Mariano Comense. Carneli aveva partecipato con il boss al tavolo presieduto dall’avvocato tributarista Pino Neri, poi condannato per 416 bis, dopo l’uccisione del ‘capo dei capi’ scissionista Carmelo Novella. Ma al centro dell’operazione ‘Crociata’ c’è anche la storia di un bambino di dieci anni che sogna di essere temuto come il cugino. La desolante storia del ragazzino affascinato dal carisma mafioso dei più grandi è stata catturata nel corso di una telefonata, da questa emerge che il figlio di uno degli arrestati avrebbe espresso la sua volontà di seguire le orme del cugino più grande perchè “è una persona temuta”.  Il colloquio è stato ora posto agli atti dell’indagine.
ALESSANDRA BEVILACQUA
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