Continuano ad emergere dettagli e presunti illeciti collegati all’oramai nota operazione Aemilia , che nel corso degli anni ha ricostruito il radicamento delle cosche di ‘ndrangheta originarie del crotonese nell’Emilia Romagna e, più in generale, nel nord Italia.
L’ultimo episodio di quella che potremmo definire una vera e propria “saga” è stato scoperto dalla Guardia di Finanza di Cremona, a seguito di un tentativo di usura avvenuto proprio in Lombardia.
I militari, infatti, hanno indagato su un presunto “cravattaro” piacentino, che nel corso degli anni avrebbe commesso una serie di estorsioni ai danni diversi imprenditori, specialmente in Emilia.
Questo l’esito dell’indagine sui dei flussi finanziari svolta dalle fiamme gialle, che hanno così ricostruito un sistema ritenuto “criminale” e legato alla ‘ndrangheta, che avrebbe garantito la creazione di società fasulle costituite da professionisti conniventi, riciclando e reinvestendo così il denaro sporco.
Denaro che sarebbe stato poi impiegato in notevoli investimenti riguardanti complessi immobiliari, strutture turistiche ed alberghiere, società agricole, società edili, società immobiliari, imprese di trasporti e della logistica.
Il sequestro di oggi – che si aggiunge a diverse ordinanze simili, che hanno portato già a confische per 57 milioni nel corso degli anni – riguarda infatti 36 immobili sparsi nelle province di Crotone, Reggio Emilia, Parma, Roma e Verona; 17 società di capitali attive nelle province di Bologna, Modena, Parma, Catanzaro, Roma e Reggio Emilia; ed 8 automezzi. Il tutto per un valore complessivo di 4,5 milioni di euro.
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