Colpo di scena al processo sull’omicidio di Roberto Romeo, il quarto morto della faida di ‘ndrangheta degli Stefanelli. La Corte d’Assise d’Appello di Torino, dopo due ore di camera di consiglio, ha assolto l’imputato, considerato dagli inquirenti uno dei boss più influenti della famiglia calabrese emigrata a Volpiano.
“Non ha commesso il fatto”, è la formula, ma occorrerà attendere le motivazioni per capire come si è arrivati alla pronuncia. Marando, difeso dall’avvocato Mauro Ronco e da Francesco Lojacono, verrà presto scarcerato. E così il delitto di Roberto Romeo, ucciso a Rivalta il 30 gennaio 1998 con due colpi di pistola, resta senza un colpevole.
Il pm Roberto Sparagna aveva chiesto, per Marando, la conferma della sentenza di primo grado: vent’anni di carcere. Fondamentale era stata, per il caso, la testimonianza del pentito Rocco Varacalli e di uno dei fratelli dell’imputato, Rocco Marando, entrambi pentiti. E’ possibile che le loro parole siano state giudicate non attendibili.
Romeo era morto un anno dopo la mattanza degli Stefanelli, morti nel 1997 in una villa in via Lombardore a Volpiano. Antonio, Antonino Stefanelli e Francesco Mancuso erano stati attirati nella casa da alcuni esponenti della famiglia Marando, che volevano vendicare l’uccisione di Francesco Marando, narcotrafficante e latitante ammazzato nel 1996 in val di Susa proprio dagli Stefanelli. Quella sera Romeo si era salvato perché era rimasto fuori dalla villa, a fare la guardia.
Dopo l’uccisione dei tre complici, era scappato, ma lo avevano trovato alcuni mesi dopo e come testimone scomodo lo avevano ucciso. E’ mistero, a questo punto, sugli autori di un delitto che forse andrà fino in Cassazione, se la procura di Torino farà ricorso.
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