Siamo qui pellegrini riuniti sotto lo sguardo della Vergine Immacolata nostra Signora dello Scoglio. È il primo pellegrinaggio che facciamo come chiesa diocesana, dopo il riconoscimento ufficiale di questo luogo mariano da parte del Santo Padre attraverso il DDF. Questo incontro di preghiera è stato programmato di concerto con la santa Sede per ringraziare il Signore del dono ricevuto. Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ha fatto germogliare i fiori tra le rocce, in un deserto ha fatto sgorgare acqua pura, ha dispensato tante grazie spirituali, manifestando attraverso Maria la sua infinita misericordia. Tutta la nostra chiesa diocesana ringrazia papa Francesco per questo momento di grazia e di festa.
Oggi, forse come mai fatto prima, esprimiamo come chiesa diocesana la nostra gratitudine e vicinanza spirituale a Fratel Cosimo, che ha consacrato tutta la sua vita alla missione che Maria gli ha affidato. Siamo particolarmente uniti ai volontari del Santuario, alla Fondazione Madonna dello Scoglio, ai Testimoni del Rosario, a tutta la famiglia dello Scoglio ed al numeroso popolo dei devoti. Ci sentiamo tutti popolo mariano che davanti all’immagine della Vergine in questo santuario ed in tutti gli altri santuari loda il Signore per le meraviglie operate attraverso questa donna, che ha portato in grembo il Figlio dell’Eterno Padre. Siamo in sintonia con il santo Padre Francesco che in questa stessa ora celebra l’anniversario della dedicazione della Basilica di S. Maria maggiore. La tradizione vuole che nel IV secolo la Vergine apparisse in sogno a papa Liberio e ad un nobile Patrizio assai devoto della Madonna, ispirando la costruzione di una basilica sul colle Esquilino ed indicandone il punto esatto con una eccezionale nevicata.
Come in questo caso la chiesa ha spesso riconosciuto che da alcune manifestazioni straordinarie possono avere origine tanti frutti spirituali. Da esse hanno avuto origine altri Santuari mariani entrati nel cuore della pietà popolare. In seguito al decreto di nulla osta del DDF, approvato da papa Francesco, la chiesa ha riconosciuto che anche nell’esperienza mariana dello Scoglio c’è stata tanta ricchezza di vita e di grazia dispensata dallo Spirito Santo. Molti fedeli venuti allo Scoglio attraverso lettere, e-mail, testimonianze dirette raccontano delle loro esperienze di conversioni dopo essersi allontanati dalla pratica religiosa, di riscoperta della vita sacramentale, del dono di una guarigione insperata. Il tutto grazie all’intercessione della Vergine Immacolata ed alle preghiere di Fratel Cosimo.
Il brano del Vangelo di Matteo appena proclamato ci presenta Gesù pellegrino per le strade della Palestina. Il suo è un camminare tra la gente, in luoghi deserti, un mettersi in disparte, lontano dal chiasso e dai rumori. I discepoli sono preoccupati e lo esortano a congedare la folla che lo segue, perché possa cercarsi altrove da mangiare. È ormai sera. Gesù reagisce in modo sorprendente: non vuole che venga allontanata la folla, ha per essa grande compassione, guarisce i malati. Prende i cinque pani e i due pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione, spezza i pani e li dà ai discepoli, e i discepoli alla folla (Mt 14,19-20). Con pochi pani e pochi pesci, sfama una moltitudine. Non è un gesto magico, ma un ‘segno’ del Regno di Dio, un invito ad avere fede in Dio, che ci dona il suo pane quotidiano e c’invita a condividerlo ed a vincere la tentazione dell’accumulare per sé. È quello che Gesù continua chiedere oggi. È la cura che prescrive al nostro mondo chiuso nei suoi egoismi. È quello che la Chiesa anche oggi è chiamata a fare. E continua a fare.
Il pane che spezziamo sull’altare esige il passaggio dalla logica del “ciascuno per sé” a quella del condividere. “Se ciascuno dona agli altri ciò che ha, con l’aiuto di Dio, anche con poco tutti possono avere qualcosa. Non dimenticate questo”, dice papa Francesco. È la logica di Gesù che si contrappone a quella individualistica dei discepoli, secondo cui ognuno può provvedere a se stesso. Gesù non è d’accordo: “non occorre che vadano”. C’è un’altra possibilità: “Voi stessi date loro da mangiare”. È l’invito a passare dalla logica del “ciascuno per sé” a quella del condividere il poco che si ha. Il risultato è sorprendente: “Tutti mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene”. È il miracolo della moltiplicazione dei pani che compie Gesù con la collaborazione di quanti sono disposti a mettere in comune “il poco che hanno”.
Nel “poco” che abbiamo possiamo riconoscere l’esperienza dello Scoglio, l’umile e generosa testimonianza di Fratel Cosimo e di tanti uomini e donne, che frequentano lo Scoglio e qui hanno ritrovato conforto e pace. La Chiesa, dopo un lungo tempo di discernimento, ha confermato che in questo “poco”, allo Scoglio, s’è manifestata la grazia e la benevolenza di Dio. La nostra Chiesa diocesana gioisce per questo e ringrazia Dio che sceglie come interlocutori privilegiati i poveri e gli umili, le periferie esistenziali, i luoghi sperduti e solitari.
Nella prospettiva del “poco” che arricchisce, del “poco” che può essere diviso e moltiplicato, del “poco” prediletto da Dio, scopriamo che in questo luogo, a partire dall’11 maggio 1968 un umile figlio di questa terra, fratel Cosimo, s’è trovato al centro della benevolenza del Padre. Sulla grande pietra di calcare scuro (lo scoglio), s’è sentito avvolto in una luce folgorante. Come racconta egli stesso, “in quel momento ho sentito come un brivido attraversare il mio corpo, fui preso da un forte senso di paura e stavo per scappare, perché ho pensato si trattasse di qualche spirito, anche se dall’aspetto sembrava la Madonna…. Mi sono sentito come sconvolto, profondamente turbato, assalito dal dubbio se era veramente la Madonna oppure no. Quando improvvisamente mi vidi abbagliato da una luce accecante…”.
«In questo luogo – così continua – il Signore ha voluto aprire una finestra verso il cielo affidando a me il compito di ribadire la fede nel Dio della Bibbia, che è Dio creatore, Dio amore, Dio di misericordia, Dio giudice, Dio che guarisce».
Tutto ha avuto origine in una esperienza di fede semplice e spontanea. Come attesta Fratel Cosimo, “la fede non è la teoria delle belle parole. La fede viene dal cuore. Dio è relazione, si fa toccare, si fa sentire. Il Dio che non si tocca non è il Dio di Gesù. Troppe volte anche nelle nostre celebrazioni, negli incontri parrocchiali non consideriamo che il Dio dei Vangeli è un Dio in relazione, che mostra il suo volto, che ci accoglie e ci dà da mangiare. Con Gesù possiamo parlare e lui ci ascolta. Lui passa nella nostra vita come passava sulle strade della Palestina. Ci chiama, ci aspetta, ci sorride. Questo è il Dio che ci cambia, che ci fa uscire dall’individualismo. Non il Dio vuoto, distante, ideologico di tanti libri, di tante celebrazioni».
È una fede che esalta la relazione e il legame con Dio, “quella che passa per i sentimenti, per la relazione d’amore, che sono cose che appartengono a tutti, non solo a chi è istruito… è una realtà che cambia la vita radicalmente” e “rende davvero capaci di fare le cose che Gesù ha promesso”.
Questa è la fede che Fratel Cosimo cerca di vivere nella Chiesa e con la chiesa, in piena sintonia col papa Francesco ed il vescovo. È una fede possibile, che s’incarna in una relazione di vita:
«Io so che queste cose sono vere: la fede guarisce, la fede caccia il male dal cuore degli uomini, la fede porta con sé la felicità, la piena realizzazione degli esseri umani».
Questa fede possibile continuerà ad essere annunciata in questo luogo. Con l’avallo ufficiale della Chiesa sarà proposta a quanti qui cercano per sé e per gli altri, cose concrete, bisogni essenziali: il lavoro, l’amore, il perdono, il figlio che non arriva, la guarigione dalle influenze malvagie e dalle cattiverie. A questi bisogni e umane richieste Fratel Cosimo risponde con la preghiera, non illude né indica formule magiche, invita ad aver fede:
«Io cosa posso fare? Chiedo loro di avere fede, li invito a rivolgersi alla Madonna per arrivare a Gesù, apro vie di speranza, garantisco le mie preghiere, prego con loro. È vero, le guarigioni qui sono tante, ma è solo una goccia nel mare. È la Chiesa tutta che deve tornare a credere nel Gesù totale, che guarisce e perdona, che mette in relazione, che rende felici riempiendo la vita di senso, rendendo capaci di portare amore come ha fatto lui».
È questo che la Chiesa con il nihil obstat del Dicastero per la Dottrina della fede ci chiede: tornare a credere nel Gesù totale, che si fa incontrare, guarisce e perdona. È l’esperienza che possono vivere i pellegrini che vengono al Santuario dello Scoglio. Essi sono, come scrive il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, “un potente segno di fede, nel mondo secolarizzato in cui viviamo, nel quale in tanti trascorrono le loro esistenze senza alcun riferimento alla trascendenza”.
“In un tale contesto di fede davvero così prezioso, un rinnovato annuncio del kerygma potrà ancora di più illuminare ed arricchire quest’esperienza dello Spirito”.
Con queste parole viene delineata l’opera mariana dello Scoglio che deve continuare. La devozione alla Vergine Immacolata dello Scoglio impegna a che Gesù “sia debitamente conosciuto, amato, glorificato» (LG, 66)”. Rende viva ed attuale le sue parole: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).
È la perenne missione che Gesù affida alla chiesa e che attraverso Maria ricorda a quanti vengono allo Scoglio. La Vergine Immacolata chiede di tornare a Dio, di recitare ogni giorno il santo Rosario per la pace nel mondo. Lo fa come l’ha fatto a Lourdes, a Fatima ed in tanti altri luoghi divenuti oasi di preghiera. Ai più noti luoghi di devozione mariana si aggiunge ora Santa Domenica di Placanica. È un dono ed una missione per questa comunità placanichese e per tutta la nostra Diocesi.
La missione che Maria affida attraverso l’opera fondata da Fratel Cosimo è rendere questo luogo “una finestra verso il cielo”, un luogo dove attraverso la mediazione di Maria s’incontra la misericordia del Padre. Qui la Vergine Immacolata s’è resa vicina, ci ricorda che Dio non si è dimenticato di noi e che la nostra è benedetta da Lui. Chiede a tutti un sussulto di umanità, che lasci dietro di sé ogni rassegnazione, tristezza e scoraggiamento.
Fratel Cosimo ci ha sempre ricordato che lo Scoglio ci appartiene, rendendoci partecipi della missione ricevuta da Maria. Non ci resta che farla nostra e impegnarci in questa opera mariana. Ce lo chiede non solo Fratel Cosimo, ma tutta la Chiesa dopo il riconoscimento ufficiale. Lo chiede a tutti i sacerdoti, al rettore del santuario ed ai confessori, chiamati ad esercitare in questo luogo il sacramento del perdono ed a spezzare e condividere il pane della vita. Lo chiede per il bene nostro e della nostra terra a tutti gli uomini e alle donne devoti dello Scoglio.
A voi Autorità civili e militari, al Signor Prefetto, dico grazie per esserci e per quanto fate per il bene di questo luogo e per l’intero territorio. Il riconoscimento ufficiale di questo luogo mariano fa onore a tutta la Regione. Lo Scoglio è destinato ad essere centro di spiritualità aperto a tutti, anche a quanti provengono da altre regioni e nazionalità. Sono presenti gruppi di preghiera in Polonia, in Ucraina, in Germania ed in altri paesi. Dallo Scoglio può riflettersi l’immagine positiva di una Calabria accogliente, capace di far tesoro delle risorse e bellezze del suo territorio. Sono certo che d’ora in avanti si farà attenzione ad esso, rendendolo meglio accessibile attraverso scelte infrastrutturali e recettive, di largo respiro.
Concludo chiedendo a tutti di continuare ad avere uno sguardo di particolare devozione a questo luogo mariano, di venirvi a pregare, di riservare una preghiera per Fratel Cosimo, che continuerà nella missione di ascolto, di consiglio e di conforto.
Vergine Immacolata nostra Signora dello Scoglio, prega per noi!