R. e P.
La scuola , purtroppo per i ragazzi e purtroppo per tutta la società italiana, non è mai stata in cima ai pensieri dei vari governi che in questi anni si sono succeduti nel Paese.
Di essa, la politica o non parla o, se parla, lo fa per slogan e facili soluzioni – oggi l’integrazione degli stranieri, domani le tutele sindacali del corpo docente – deviando l’attenzione dai seri problemi che ha e dai modi più razionali possibile di risolverli.
La querelle sull’inclusione o sulla temuta ghettizzazione degli studenti stranieri nelle scuole italiane ha richiamato l’attenzione su questa particolare tipologia di alunni di cui forse si parla poco, rispetto a diversi anni fa, quando l’immigrazione portava sui banchi di scuola migliaia di alunni stranieri che non conoscevano nemmeno una parola d’italiano.
Con il passare del tempo, la situazione è notevolmente cambiata in termini numerici e anche perché molti , ormai ,sono i minori figli di stranieri nati in Italia, come vedremo più avanti. La nostra normativa ministeriale è tra le più avanzate in Europa. I minori stranieri hanno diritto all’istruzione – indipendentemente dalla loro condizione di regolarità o da quella dei genitori – nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. L’iscrizione a una scuola può essere richiesta in qualunque periodo dell’anno scolastico. I minori stranieri devono essere iscritti alla classe corrispondente alla loro età anagrafica, a meno che il collegio dei docenti deliberi l’iscrizione a una classe diversa, in considerazione dell’ordinamento degli studi del paese di provenienza, del corso di studi seguito, del livello di preparazione raggiunto. Sono questi, in estrema sintesi, i principi sanciti dal nostro ordinamento giuridico per disciplinare le modalità di inclusione dei figli dell’immigrazione nella scuola.
Va sottolineato ,poi,che in realtà un limite per il numero degli alunni stranieri a scuola è già in vigore dal 2010, stabilito con circolare dall’allora ministro della P.I., Gelmini, in base alla quale il numero di alunni stranieri con una “ ridotta conoscenza della lingua italiana” non deve superare il 30 per cento degli iscritti in ogni classe e in ogni scuola.
Il ministro Salvini ,in questi giorni, a seguito della querelle sulla iniziativa della scuola di Pioltello, ha proposto di introdurre un limite al 20 percento più basso di quello in vigore. Il ministro della P.I. Valditara si è accodato dichiarando che l’integrazione avviene più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani
Con tutti gli sforzi possibili, è difficile prendere sul serio l’idea. Purtroppo dimostrano di non avere idea di come vanno le cose nella scuola italiana. Non mancano i rischi di una proposta del genere.
Un limite ancora più restrittivo spingerebbe i minori stranieri a recarsi in luoghi lontani dalla propria dimora se la scuola ha raggiunto il limite previsto, creando problemi alle famiglie in condizioni disagiate. Questo potrebbe spingerli alla non frequenza e nei casi peggiori all’avvio precoce al lavoro e/o allo sfruttamento in forme di accattonaggio.
E’ ovvio, a questo punto che a livello di sistema, c’è comunque qualcosa che non funziona. Bisogna trovare una strategia strutturale per dare supporto agli alunni stranieri, a misure di sistema per poter inserire dei corsi strutturali di alfabetizzazione continui, non saltuari. Ma non solo, come si dirà più avanti.
Ma analizziamo ora i dati sul fenomeno con una fotografia dello stato dell’arte.
I vari rapporti annuali del Ministero dell’Istruzione,diffusi in questi anni, hanno evidenziato come, per dimensioni assunte, costante crescita e diffusione sul territorio, la scuola multietnica sia divenuta ormai un elemento strutturale del nostro sistema scolastico.
Infatti, le prime rilevazioni degli alunni non italiani nelle scuole solo nell’a.s.83/84 contavano 6.104 unità con incidenza irrisoria sulla popolazione scolastica (0,06%). In 40 anni gli alunni non italiani delle scuole statali sono aumentati passando a quasi 869.336 secondo il Focus ministeriale di inizio d’anno scolastico corrente. Entro il 2033 nella scuola italiana potrebbe esserci una platea di studenti stranieri che per la prima volta tocca quota un milione. È questo il quadro che il ministero dell’Istruzione e del Merito guidato da Giuseppe Valditara ha fornito ai sindacati della scuola. Il dato, è bene ricordarlo, si riferisce sia ai bambini nati all’estero sia a quelli nati in Italia da genitori stranieri.
Il Focus ministeriale evidenzia come gli alunni stranieri iscritti nel corrente anno scolastico alle scuole primarie sono 331.161, nelle scuole dell’infanzia 114.596 , mentre gli studenti nella scuola secondaria di primo grado ammontano a 195.455 e nelle secondarie di secondo grado 228.124. Gli unici ordini con una crescita nelle iscrizioni sono la primaria e la secondaria di secondo grado.
La Calabria al quindicesimo posto
Ma guardiamo più da vicino il fenomeno curiosando tra i dati che riferiscono anche della situazione in Calabria .
La Lombardia è la regione italiana che ospita il maggior numero di alunni stranieri 219.275, seguita da Emilia Romagna e Veneto. Al 15° posto la Calabria. Negli ultimi anni si può, dunque, rilevare come la crescita, da lenta e graduale, quale era stata per oltre un decennio, è stata velocissima, se non tumultuosa, anche per effetto dei provvedimenti di regolarizzazione.
La scolarizzazione di stranieri tenderà a consolidarsi . Gli alunni non italiani ora alla scuola materna ed elementare- le nuove leve scolastiche – rappresentano quasi i due terzi del totale di alunni stranieri. Il futuro inter-etnico siede già sui banchi di scuola. Ed anche sui banchi delle scuole calabresi e reggine.
La presenza degli alunni con cittadinanza non italiana in Calabria.
Nelle scuole di ogni ordine e grado della regione calabrese, secondo l’ultimo report ministeriale 2023/2024 , la presenza ammonta a 17.783 unità , di cui 3.426 nella scuola dell’infanzia, 4.613 nella scuola primaria, 2.923 nella scuola secondaria di I grado e 3.928 nella scuola secondaria superiore.
I valori attesi per l’anno in corso, rispetto al citato focus del Miur, danno un numero di presenza di minori stranieri nelle scuole della Calabria pari a 17.783, pari al 2,4%.
Da dove vengono gli studenti stranieri in Italia
In Italia sono presenti quasi 200 nazionalità di provenienza diverse. La maggioranza proviene da un gruppo ristretto di paesi, alcuni dei quali sono aree di emigrazione storica verso l’Italia, come la Romania, l’Albania e il Marocco. Sono dati che si riflettono anche nella composizione della popolazione degli alunni stranieri in Italia.
Il paese di provenienza più rappresentato nella scuola italiana è la Romania con quasi 157 mila studenti, il 17,9% degli alunni con cittadinanza non italiana. Seguono Albania (13,5%), Marocco (12,3%), Cina (6,4%) e di seguito India, Egitto, Moldavia, Filippine, Pakistan, Bangladesh.
Sul lungo periodo spicca l’evoluzione della presenza cinese nelle scuole italiane, passata nell’ultimo decennio da 29 mila a 56 mila unità (+93%). Un’altra caratteristica interessante della popolazione scolastica di origine cinese riguarda l’alta percentuale di studenti nati in Italia (84,7%).
Dati notevoli sulle seconde generazioni riguardano anche gli studenti di origine marocchina (76,2% dei quali sono nati in Italia), albanese (75%) e filippina (70,2%).
A proposito di studenti stranieri nelle scuole italiane, non si può non fare un cenno alla recente crisi migratoria causata dall’invasione russa dell’Ucraina Risultano notevoli le difficoltà di inserimento di questi ragazzini dovute a barriere linguistiche e instabilità abitativa sono i principali ostacoli all’inserimento dei minori ucraini a scuola. Questo fa sì che, stando ai dati del ministero dell’Istruzione, solo il 42% dei circa 40mila ragazzi ucraini presenti in Italia sia iscritto a scuola. Nonostante gli investimenti – più di 31 milioni di euro stanziati per finanziare progetti di inserimento linguistico, di socialità, di integrazione e di continuità scolastica – rimane il tema di riuscire ad intercettare e coinvolgere i molti ragazzi ucraini che a scuola non ci vanno, con ricadute pesanti in termini di opportunità di socializzazione, inclusione, relazioni fra pari.
L’incidenza dei nati in Italia tra gli alunni con cittadinanza non italiana.
Il segmento degli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia registra un progressivo aumento. Questa tipologia di alunni è portatrice di storie e bisogni educativi diversi da coloro che sono appena arrivati in Italia. Sono “studenti in attesa” della legge sulla cittadinanza bloccata in Parlamento. Si attende una legge, magari frutto di molte mediazioni, che dovrebbe coniugare le proposte dello ius soli con quelle dello ius culturae.
Bene, se dovesse andare in porto la riforma ci sarebbero in Italia poco più di 588.986 ragazzi e ragazze che avrebbero in poco tempo i requisiti per diventare cittadini italiani.
Il report ministeriale riferisce che minori stranieri nati in Italia nel 2022 presenti in Calabria sono in tutto 5.261, così distribuiti 340 nella provincia Vibo Valentia ,1.229 a Catanzaro,400 a Crotone, 1.593 a Cosenza e 1.699 a Reggio Calabria.
Problemi aperti
E’ necessario e urgente assicurare agli insegnanti del settore una apposita formazione in pedagogia e didattica della lingua parlata che tenga conto del multilinguismo presente nelle scuole e dell’importanza di uno sviluppo del bilinguismo.
I due nodi principali da affrontare sono senza dubbio l’elevata incidenza nelle classi e i problemi linguistico – comunicativi. Ad un aumento del numero di stranieri nelle classi corrisponde una maggiore problematicità della gestione. Quasi la maggior parte degli insegnanti italiani chiede il potenziamento della lingua italiana e consiglia il ricorso ai mediatori culturali.
Ora, poiché la propensione a investire, anche in istruzione, dipende dalla chiarezza sugli orizzonti futuri, è quanto mai opportuno rimuovere ogni inutile incertezza o ingiustificata difficoltà burocratica nei percorsi di acquisizione della cittadinanza italiana, in particolare per gli stranieri nati in Italia che desiderano scommettere sul nostro paese. Rendere meno vago il loro futuro, dando loro quella fiducia che fino a oggi è stata loro negata da un codice della cittadinanza anacronisticamente difensivo, ci pare un modo sensato per aiutarli a investire nella propria istruzione. I numeri delle seconde generazioni che abbiamo presentato in queste pagine ci avvertono che la qualità del capitale umano a disposizione dell’Italia nei prossimi decenni molto dipenderà dagli esiti di quell’investimento.
Ci garantiremo così una generazione migliore, cittadini meno spaventati dalle differenze e capaci di convivere le ricchezze culturali che ha da offrirci quest’Italia sempre più plurale.
Aprile 2024 Prof. Guido Leone
già Dirigente tecnico USR Calabria