R. e P.

Cambiano le persone , cambia la materia del contendere, passano secoli , ma non cambiano le atrocità che la guerra produce nella storia della gente che la vive ed in quella dei popoli che la subiscono o che l’alimentano. Nelle guerre , non ci sono, buoni , cattivi, giusti o ingiusti, quando si apre una guerra si sbaglia da ambo i lati, le ragioni che ogni contendente reclama , non le può ottenere con la violenza , quando si arriva ad aprire una guerra, non falliscono solo quelli che se la creano, ma anche tutti coloro che inermi , in una posizione di diplomazia , non hanno saputo o voluto aprire mai dei tavoli di pace per poterla evitare o per poter avviare un cessate il fuoco “bersaglio di civiltà”, prima che la stessa si potesse avviare sui binari infiniti e prima che gli stessi contendenti potessero indossare i “paraocchi dei cavalli” imbracciando i “ferri della morte”.

 

La sofferenza colpisce tutti , russi e ucraini, donne , bambini, anziani costretti a nascondersi in metropolitane per scappare ai bombardamenti, uomini a dover combattere e tanti profughi che cercano il riparo lasciando la loro terra, via Polonia e Romania, per cercare la sicurezza e una finta pace in attesa che questa atroce e ingiusta guerra possa finire al più presto. Passano i secoli , cambiano le dinamiche , ma non cambia l’ignoranza dell’uomo, cambiano i personaggi , ma non cambiano le aberranti regole della guerra, come nella prima guerra mondiale venivano chiamati alle armi i ragazzi del 99, precettati quando non avevano ancora compiuto diciotto anno, tra i primi contingenti italiani, furono chiamati nei primi quattro mesi del 1917 e in fretta e furia istruiti a combattere e inquadrati in battaglioni di milizia territoriale. I primi ragazzi del 1899 furono inviati al fronte solo nel novembre del 1917, nei giorni successivi alla battaglia di Caporetto, RAGAZZI che dai Capitani e dai Colonnelli , venivano chiamati SOLDATINI, alcuni non avevano nemmeno la barba sul viso che lasciavano famiglie , sorelle e fratelli e magari si dividevano dal loro babbo che andava a combattere in altre parti d’Italia. IERI COME OGGI, la storia si ripete , nello scenario della guerra, anche in Ucraina , tantissimi ragazzini , non ancora maggiorenni , imbracciano il “ferro della morte”per combattere in nome di un obiettivo che sol perchè rivendicato con il sacrificio di vite umane, alla fine se raggiunto o meno, non varrà nulla, visto che davanti al sacrificio umano ,nessun bersagli raggiunto e nessuna terra conquistata o difesa, non ha valore.

Tanti giovani mandati allo sbaraglio, menti giovani sfruttate dalla distorta mente umana che alimenta e apre le guerre, apre sanguinose contrapposizioni che l’intelletto civile dell’uomo ripudia, ma ancora nella mente dell’uomo, immersa nell’evoluzione tecnologica , aleggia e rimane come la soluzione a tutto nella risoluzione dei problemi, delle pretese e delle ambizioni politiche ed economiche. Quindi ieri come oggi l’uomo sbaglia due volte , non solo sbaglia contrapponendosi con guerre per rivendicare qualche cosa che puo’ essere giusto o sbagliato , ma per raggiungerlo di certo sarà un obiettivo raggiunto con l’involuzione della propria mente della sua civiltà e della sua интеллект (intelligenza) che entrambi i contendenti nelle guerra hanno, capiscono ma che non vogliono usare.

COME I RAGAZZI DEL 99 IERI nella I GUERRA MONDIALE , OGGI ASSISTIAMO AI RAGAZZI 2004 che scendono in guerra , bruciando non solo la loro gioventù ma che di fatto rischiano di averla recisa come un fiore appena sbocciato.
Gianpiero Taverniti