Emigrante: chi si trasferisce all’estero o in una regione diversa dalla propria, generalmente in cerca di lavoro e per migliorare la propria posizione economica ed aggiungerei per cercare la dignità umana .Non arriva solo adesso, in questa fase delicata del nostro paese, ma si ripete,fin da fine 1800, quando flussi di emigranti, prima dal nord Italia e poi massicciamente dal meridione, lasciavano la penisola per cercare lavoro all’estero, in Australia, in America,in Canada ,in Brasile Argentina e nei più produttivi paesi del centro Europa,solo per citarne qualcuno, Germania Francia, Svizzera, Olanda.
ONDATE di persone che con valigie di cartone e sacchi di cemento chiusi dallo spago, scappavano dalle loro terre per cercare la fortuna (dicevano loro) ma quello che cercavano era la dimensione dignitosa e onesta della loro vita. Un fenomeno che non si è mai placato, una ” ferita sociale ” che continua a sanguinare e dove nessuna nuova politica o programma a lungo termine , hanno mai saputo “cicatrizzare” con dignità.
Oggi in questa fase ,dove tutti parlano e attaccano il dignitoso reddito di cittadinanza, dove nessuno vuole abolire ma solo migliorare e/o modificare; perché nessuno parla o dibatte,sul fenomeno emigrazione che prepotentemente è tornato alla ribalta dal sud verso il nord e dalla penisola verso l’estero.
Dolore, sofferenza di persone che avrebbero voluto lavorare a casa loro, rendendosi utili alla loro terra, invece scappano con una grossa valigia blu da Lamezia, Sant’Eufemia simbolo “indegno ” del fallimento della politica calabrese.
Terra meravigliosa,terra straordinaria che per 50 anni ,è stata nelle mani e nelle menti sbagliate al pari di un pilota che ha avuto in dono un bolide rosso di Maranello ma non sapendolo lanciare al massimo delle proprie potenzialità motoristiche,lo ha sacrificato ,facendone perdere la gara della dignità alla sua “scuderia”.
Sanguinamento di giovani menti che lasciano la Calabria,impoverendoci non solo demograficamente, ma più gravemente a livello intellettivo, facendo calare le possibili quotazioni di rilancio di questa terra che avrebbe dovuto valorizzare i giovani ,non solo durante le campagne elettorali sfruttando la loro immagine, ma spronandoli ogni giorno e facendoli reagire con innovative politiche del lavoro e di rilancio collegate solo ed esclusivamente al territorio e non con le cattedrali nel deserto tipo(acciaierie e petrol chimiche)come in passato dove bisognava acquistare l ‘acciaio nella Rhur della Germania, lavorarlo e poi immetterlo sul mercato e a che prezzo?
Dopo essere stati migranti,
non per scelta, ma per necessità ,dopo aver assistito alle migrazioni di tanti amici, conoscenti, parenti ,oggi a quel crocevia della Calabria, sito in quel di Lamezia, assistere alla fuga del cervello più caro quello di un figlio che dopo aver rispettato la propria terra, studiando ,rimanendo qui, oggi malinconicamente l’abbandona,prendendo il primo treno, andando fuori casa, lontano da tutti ,per nutrirsi di quella dignità che solo il lavoro può dare e che a queste latitudini sembra merce rara per pochi.
Una riflessione occorre farla, dopo un secolo e mezzo ,che cosa è cambiato?
Forse la valigia ,dal cartone e al sacco di carta e spago ,al gigante trolley blu, come il mare di speranza che la Calabria ,non ha mai rinfrescato verso i propri figli.Manca quel forte “cicatrene” che possa placare l’emorragia dell’emigrazione e dei forti punti di sutura che possano chiudere la ferita della sub cultura dell’ indegno malaffare dilagante che ha rubato il dignitoso futuro di tanti figli di Calabria che sono dovuti scappare da casa per nutrirsi di trasparente e onesta dignità umana,nella contemporanea normalità che di normale, non ha proprio nulla.
Gianpiero Taverniti