R. e P.
Al santuario diocesano di Nostra Signora dello Scoglio, fondato da Fratel Cosimo, migliaia di pellegrini per la “XXXII Giornata mondiale del malato”. Le sacre funzioni presiedute dal vescovo Oliva
Circa tremila persone erano presenti, domenica 11 febbraio, a Santa Domenica di Placanica, presso il santuario diocesano di Nostra Signora dello Scoglio, per partecipare alla giornata speciale di preghiera per gli ammalati e i sofferenti, presieduta da Sua Eccellenza il Vescovo della diocesi di Locri – Gerace, monsignor Francesco Oliva. Il culmine delle celebrazioni e delle funzioni ha avuto luogo nel pomeriggio. Fratel Cosimo ha effettuato una evangelizzazione, il vescovo ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica e c’è stata una processione con il Santissimo Sacramento e proprio in sua presenza, quando è stato riposizionato sull’altare, Fratel Cosimo, con al fianco il successore degli apostoli, ha elevato al Signore una preghiera di intercessione per la guarigione dei malati e dei sofferenti. Il vescovo, nella propria omelia, ha ricordato le parole del Papa, sul non lasciare solo chi soffre; ha poi elogiato l’impegno dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari e dei volontari oltre di chiunque altro si prende cura degli ammalati e ha esortato a non lasciare solo chi soffre, soprattutto gli anziani. L’evangelizzazione di Fratel Cosimo, la riportiamo, qui di seguito: “Carissimi fratelli e amici, devoti di questo Santuario Mariano Nostra Signora dello Scoglio, a voi tutti rivolgo un saluto di pace e di ogni bene nel nome del Signore. Oggi, come tutti sappiamo, la chiesa celebra la giornata mondiale del malato. Tale giornata è divenuta ormai una ricorrenza annuale in tutta la chiesa e venne istituita, se lo ricordate, dal Santo Papa Giovanni Paolo II, proprio nella data dell’undici febbraio in cui si fa memoria della Beata Vergine di Lourdes.
Alla nostra tenera e premurosa Madre del cielo, oggi vogliamo affidare in modo particolare tutti coloro che sono affetti dalla malattia fisica e spirituale, affinché non faccia mancare loro il suo soccorso e la sua materna consolazione. Ora, con questi sentimenti vogliamo accogliere nel nostro cuore la Parola del Signore, tratta dal Vangelo di Marco c. 1 a partire dal v. 40 fino al v. 42: “In quel tempo venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: Se vuoi, puoi purificarmi. Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: lo voglio, sii purificato! E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato”. Fratelli e sorelle, i tre versetti del Vangelo che ho appena citato, e che lo Spirito Santo ha messo nel mio cuore per la nostra riflessione, ci descrivono un povero uomo affetto da una grave malattia incurabile: la lebbra. Gesù da poco aveva appena iniziato il suo viaggio per i villaggi della Galilea, portando in ogni luogo il messaggio della Buona Notizia, cioè la predicazione del Vangelo di grazia, di vita e di speranza. Ed ecco che, durante il viaggio, si presentò a Lui un uomo coperto di lebbra. La lebbra a quel tempo, oltre che ad essere incurabile, era una brutta malattia che progressivamente sfigurava la persona affetta. Proviamo a immaginare questo povero uomo, il quale viveva un’esistenza miserabile, a causa della devastazione provocata dalla malattia in se, ma anche della situazione di impurità in cui si trovava e per la quale veniva escluso dalla società. Ma il povero lebbroso alla vista di Gesù non si perse d’animo e convinto nella sua fede che Egli poteva liberarlo, gli disse: “Se vuoi, puoi purificarmi”. A questo punto notiamo bene cosa accadde! Gesù mosso da compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato”. Ed ecco che, in un attimo, la pelle del lebbroso diventò liscia e pura. Potremmo dire che il gesto di Gesù, nel toccare il lebbroso, lascia intendere che Egli desidera un incontro personale con l’uomo, perché vuole creare un contatto che salva, e non solo un contatto che guarisce. Miei cari fratelli e sorelle, questo è molto importante, perché per essere salvati occorre avere un incontro personale nella propria vita con Gesù Cristo il Salvatore, ed essere disposti a seguirlo sulla strada che Lui ci indicherà e cioè sulla strada del Vangelo. Al tempo di Gesù, la malattia della lebbra era incurabile, oggi possiamo dire che in buona parte è stata debellata. Ma esiste in questo tempo in cui viviamo, un’altra forma di lebbra, ancora peggiore, che potremmo chiamare col nome di droga, alcolismo, prostituzione, violenza, e soprattutto peccato, il quale dilaga sempre più nel mondo. Dio nella sua grande misericordia mandò nel mondo il Figlio Gesù Cristo per la salvezza delle anime e dei corpi e dare all’uomo e alla donna la salute integrale. Infatti sta scritto nel Libro del Profeta Isaia al c. 53 v. 5: “Egli è stato trafitto per i nostri peccati, schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci da salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti”. S’intende guariti integralmente: corpo, spirito e anima. Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, se crediamo davvero come credette il lebbroso di Galilea, ancora oggi, Gesù ci può toccare e liberare dalle schiavitù, guarirci dalle malattie fisiche e spirituali, e soprattutto liberarci dalla lebbra del peccato. Il lebbroso guarito da Gesù confessò la notizia della sua purificazione e allo stesso tempo della sua guarigione. Questo è anche il nostro compito, il compito di ogni cristiano: testimoniare e diffondere la buona Notizia del Vangelo. E concludo fratelli e sorelle nel dire che, per custodire bene e con frutto nel nostro cuore la Parola del Signore, che abbiamo ascoltato dal Vangelo di Marco, dobbiamo innanzitutto credere che Gesù Cristo non è cambiato, ma è sempre lo stesso, e che anche oggi avrà compassione di noi, stenderà la sua mano e pronuncerà le stesse parole che disse al lebbroso: “Lo voglio, sii purificato”. Dite amen! Dio vi benedica e sia lodato Gesù Cristo.”