“Signore, converti al tuo cuore i nostri cuori ribelli, perché impariamo a seguire progetti di pace; porta gli avversari a stringersi la mano, perchè gustino il perdono reciproco; disarma la mano alzata del fratello contro il fratello, perché dove c’è l’odio fiorisca la concordia”. Con questa preghiera Papa Francesco, in un tweet, torna a chiedere la pace, a pochissimi minuti dall’inizio della Via Crucis al Colosseo.

La Via Crucis

Due donne, Albina e Irina, una russa e una ucraina, prendono parte questa sera, venerdì santo, alla Via Crucis che papa Francesco presiede al Colosseo, nonostante le riserve avanzate nei giorni scorsi dall’Ucraina. Al termine il Papa rivolgerà la sua parola ai fedeli e impartirà la Benedizione Apostolica.

Le due donne portano la croce in corrispondenza della tredicesima stazione della passione, quella in cui, secondo il testo evangelico, “Gesù gridò a gran voce: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’”. Il libretto della celebrazione, rende esplicito, nella meditazione che verrà letta in quel momento, il riferimento alla guerra in corso in Ucraina: “La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. L’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie… tutto. Tutto perde improvvisamente valore. Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. Perché tutto questo? Quale colpa abbiamo commesso? Perché ci hai abbandonato? Perché hai abbandonato i nostri popoli? Perché hai spaccato in questo modo le nostre famiglie? Perché non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere? Perché le nostre terre sono diventate tenebrose come il Golgota?. Le lacrime sono finite. La rabbia ha lasciato il passo alla rassegnazione. Sappiamo che Tu ci ami, Signore, ma non lo sentiamo questo amore e questa cosa ci fa impazzire. Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici, ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare”.

La famiglia

La Via crucis di quest’anno ruota, per il resto, attorno al tema della famiglia. La scelta di Bergoglio è legata all’attuale anno della famiglia che il pontefice argentino ha indetto a cinque anni dalla pubblicazione della Amoris laetitia, la sua esortazione apostolica che, non senza una certa resistenza, ha affrontato non solo gli aspetti positivi, ma anche quelli problematici della vita in famiglia. Una complessità ora rispecchiata dall’insieme delle 14 meditazioni composte da altrettante famiglie che, rivolte a Dio, evidenziano, ognuna, un aspetto specifico.

Le meditazioni

Una coppia di giovani sposi (I stazione) si interroga sulle insidie del futuro: “Spesso abbiamo paura. Quando pensiamo alle coppie di amici più grandi che non ce l’hanno fatta. Quando leggiamo sui giornali che aumentano le separazioni. Quando ci dicono che sicuramente ci lasceremo perché così va il mondo. È una questione di statistica. Quando ci sentiamo soli perché non ci capiamo. Quando con fatica arriviamo alla fine del mese. Quando ci ritroviamo, sconosciuti, sotto uno stesso tetto”.

Una famiglia in missione di evangelizzazione in un altro paese (II stazione) sottolinea che “non è facile: non nascondiamo l’angoscia e la paura di condurre una vita familiare precaria, lontana dal nostro Paese. A tutto questo si aggiunge il terrore della guerra così drammaticamente attuale in questi mesi”.

Una coppia di sposi anziani (III stazione) racconta il dolore della propria sterilità. “Come mai non avete figli?, ci è stato chiesto mille volte, come a insinuare che il nostro matrimonio e il nostro amore non bastassero per essere una famiglia. Quanti sguardi poco comprensivi abbiamo digerito.

Una famiglia con cinque figli (IV stazione), al contrario, si interroga: “E i nostri sogni? Plasmati dagli eventi. La nostra realizzazione professionale? Modificata dai fatti della vita che irrompe. E poi il timore di poter un giorno rinnegare tutto, come Pietro; l’angoscia e la tentazione del rimpianto di fronte all’ennesima spesa imprevista; la preoccupazione per le tensioni con i figli adolescenti. I vecchi desideri hanno ceduto il passo alla nostra famiglia. Non è facile, certo, ma è infinitamente più bello così”.

Una famiglia con un figlio con disabilità (V stazione) accusa: “Nostro figlio era stato giudicato già prima di venire al mondo. Avevamo incontrato medici che si erano presi cura della sua vita prima che nascesse, e medici che a chiare lettere ci avevano fatto capire che era meglio non farlo nascere. E quando abbiamo scelto la vita, siamo stati anche noi oggetto di giudizio: Sarà un peso per voi e per la società, ci è stato detto. Crocifiggilo. Eppure non aveva fatto alcun male”.

Una famiglia che gestisce una casa di accoglienza (VI stazione) si rallegra del fatto che la propria vita “a distanza di 42 anni di matrimonio e tre figli naturali, nove nipoti e cinque figli adottivi non autosufficienti e con gravi difficoltà psichiche, tutt’altro che triste. Non meritiamo tanta benedizione di vita”.

Di una famiglia che affronta la malattia (VII stazione) il marito racconta la malattia della moglie: “Aveva un ruolo, una posizione, una veste, e si è ritrovata completamente diversa. Nuda, indifesa, crocifissa. E io con lei”.

Una coppia di nonni (VIII stazione) confida: “Siamo andati in pensione due anni fa e proprio mentre iniziavamo a fantasticare su come spendere le energie recuperate, ci è giunta la notizia del licenziamento di nostro genero. Durante la pandemia abbiamo assistito inermi alla crisi del matrimonio della nostra figlia maggiore. I nipoti hanno iniziato a inondare di vitalità e confusione la nostra casa non più solo la domenica e, soprattutto, come non accadeva da quando erano piccoli i nostri tre figli”.

Una famiglia con figli adottivi (IX stazione) racconta: “L’adozione è la storia di una vita segnata dall’abbandono che viene guarita da un’accoglienza. Ma l’abbandono è una ferita che sanguina sempre. E l’adozione è una croce che genitori e figli si caricano insieme sulle spalle, sopportandola, cercando di alleviarne il dolore e anche amandola, in quanto parte della storia del figlio. Ma fa male vedere un figlio che soffre per il suo passato. Fa male provare ad amarlo senza riuscire a scalfire minimamente il suo dolore”.

Una donna con figli che ha perso il marito (X stazione) ha un accento positivo: “Siamo una madre e due figli. Da oltre sette anni siamo una sedia a tre gambe invece che quattro: bellissima e di valore, anche se un pochino instabile. Sotto la croce ogni famiglia, anche la più sbilenca, la più dolente, la più strana, la più monca, trova il suo senso profondo. Anche la nostra”.

genitori di un figlio consacrato (XI stazione) ammettono: “Ma come? Perché proprio lui? Perché proprio nostro figlio? All’inizio non l’abbiamo presa bene. Lo abbiamo contrastato. Lo abbiamo abbandonato. Credevamo che la nostra freddezza lo avrebbe fatto tornare sui suoi passi. Abbiamo provato a insinuare nella sua testa il dubbio che stesse sbagliando tutto. Come due malfattori. Ma – concludono rivolti a Dio – abbiamo capito che non si può lottare contro di Te”.

La madre di famiglia che si confronta con la perdita di un figlio (XII stazione) racconta del tumore della figlia piccola e della successiva morte del marito: “Sono passati cinque anni dall’inizio di questa avventura che non abbiamo assolutamente compreso razionalmente, ma la certezza è che questa grande croce è stata abitata dal Signore e lo è ancora oggi. Dio non chiama chi è capace ma rende capace chi chiama.

Poi la tredicesima meditazione, come dicevamo, letta dalle due donne, una russa e l’altra ucraina e infine la parola a Papa Francesco. Quattordici meditazioni che mostrano famiglie lontane da ideali astratti. “Abbiamo presentato un ideale teologico del matrimonio troppo astratto”, scriveva il papa in Amoris laetitia, “quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono. Questa idealizzazione eccessiva, soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario”.

I media cattolici ucraini boicottano la Via Crucis

Sgarbo al Papa, che fa portare la croce a russi ed ucraini insieme: i media cattolici online come UGCC Live TV, la rivista cattolica CREDO, Radio Maria e EWTN Ucraina così come le tv nazionali ucraine hanno deciso di non trasmettere quest’anno la Via Crucis in diretta dal Colosseo. A farlo sapere il Sir riprendendo l’agenzia di informazione Risu che a sua volta annuncia che il suo sito web farà lo stesso. “Questi media – si legge sulla Risu – hanno quasi sempre coperto tutti gli eventi importanti in Vaticano”.

rai.it