di GIANPIERO TAVERNITI
Nel pregevole borgo catanzarese, nel centro storico di Davoli, addentrati nell’entroterra a nove chilometri dalla commerciale e strategica Davoli Marina e dalla perla dello Jonio Soverato. Un borgo che nel passare del tempo, ha subito due emigrazioni, la prima quella del dopoguerra che vide tantissimi calabresi lasciare la nostra Calabria, per emigrare nel nord Italia, in Svizzera e Germania e la seconda quella molto più recente che vide tanti cittadini del borgo, raggiungere la frazione marina, per opportunità professionali che la stessa offriva e per i collegamenti che la stessa frazione possiede.
Borgo molto curato, l’accesso allo stesso è segnato dalla presenza di un portale ad arco che ci accoglie nell’ingresso al centro storico e il borgo è “fortificato” dall’arte che trasmettono i diversi portali in pietra, nelle varie viuzze nel cuore del borgo. Nell’ultimo sabato di un luglio caldissimo, l’associazione Davolesi Creativi Indipendenti ha organizzato Sonore Alchimie, un bis di serate culturali, all’insegna della musica, delle tradizioni popolari, della fotografia, teatro e della coesione sociale che dopo circa tre anni di covid, tutte le comunità hanno necessità di ritrovarsi, incontrarsi, cercando di avviarsi finalmente verso la normalità.
Nel cuore del centro catanzarese, ci aspetta una gradita sorpresa, un magico e identitario incontro con una tessitrice moderna che tramanda la preziosa arte della suocera, tessendo cotone, lino e lana, come un tempo, nella modernità dei super telai, super digitali e a controllo alfanumerico che nella velocità ci forniranno milioni di capi che di sicuro non saranno esclusivi e autentici come quelli realizzati da un telaio antico. Passeggiando per le viuzze, quasi per caso, udiamo un ticchettio cadenzato legnoso, ritmato e convinto, ci accorgiamo di un portone aperto e di una scalinata in pietra che conduce ad una stanza da dove proviene il ticchettio identitario. Invadendo con cortesia, ci troviamo con una tessitrice moderna che tramanda l’arte di tessere di sua suocera Maria.
Come risaputo un tempo, queste donne lavorando giorno e notte, completavano delle vere e proprie opere d’arte di corredi che regalavano alle figlie come dote di sposa. Usi e costumi, tramandare e conservare l’arte della tessitura, utilizzando un’ antico telaio costruito con legno di castagno recuperato nelle montagne circostanti, intorno al 1910, ha del magico, dell’esclusività privilegiata di poter compiere questa azione nobile di tramandare e per noi visitatori di poter assistere, compiendo una sorta di “trasferimento” in una macchina del tempo azionata, dall’utilizzo del telaio da parte di Giulia che giorno dopo giorno ha cercato di conoscerlo meglio e di crearne dei pregiati e bellissimi tessuti. Una stanza adibita a laboratorio da sempre, dove il telaio è l’unico pezzo ricco che l’arreda, quella ricchezza intrisa di dignità che attraverso il lavoro, muovendosi cadenzato , arricchisce di storia identitaria tutti coloro che apprezzano, questa attività tessitrice che la nostra carissima amica Giulia ci dona, nel suo mondo della Moglie di Giotto. La scommessa di un popolo che si rispetta, sarà quella di non cancellare le proprie tracce identitarie, stesso popolo che emigrando ha impoverito una terra incredibilmente ricca che nel presente, dovrà guardarsi indietro per affrontare un futuro migliore, al pari del fiorente passato che questi borghi come tanti altri vivevano, erano attivi, produttivi e “arricchiti” di pregiate stoffe , tinteggiati di colori naturali che rispecchiavano i tesori paesaggistici calabresi.
Grazie a Giulia che ci ha ospitato, raccontandoci la storia della mamma della suocera Maria Antonia , della suocera Maria e la sua storia che giunta a Davoli , si è arricchita e onorata , di qualche cosa di prezioso, quel tramandare e conservare arti e mestieri di un tempo ,per non perdere mai le tracce storiche identitarie di Calabria, al solo fine di poter riflettere e dire che rinfrescare e tramandare la nostra identità, è il migliore “colorante naturale ”delle nostre radici, intrecciati dai fili che il telaio nei suoi ritmati movimenti riesce a intrecciare e rafforzare.