Davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Roberto Saulino, dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Roma sono state chieste condanne per oltre 370 anni nei confronti dei 34 imputati che hanno scelto il rito abbreviato nell’ambito del procedimento penale denominato “Tritone” che ha fatto emergere la presenza di una vera e propria ‘ndrina tra Anzio e Nettuno. A riportare la notizia è l’Adnkronos.
Un’altra trentina di imputati la Procura dovrà invece affrontare il processo col rito ordinario.
La DDA, a ottobre scorso, aveva messo un punto sulla maxi indagine che, a febbraio 2022, aveva portato all’esecuzione di 65 arresti nei confronti dei soggetti legati alla ‘ndrangheta, da tempo di stanza tra Anzio e Nettuno. L’inchiesta è stata eseguita a febbraio 2022 dai Carabinieri del nucleo investigativo di Roma, con il coordinamento dei procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò e dei sostituti Giovanni Musarò, Francesco Minisci e Alessandra Fini.
Ai vertici di ben due sodalizi legati alla ‘ndrangheta di Santa Cristina d’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria e di Guardavalle in provincia di Catanzaro.
Gli scopi della locale tra Anzio e Nettuno erano molteplici: acquisire la gestione e/o il controllo di attività economiche nei più svariati settori (ad esempio ittico, della panificazione, della gestione e smaltimento dei rifiuti, del movimento terra); commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuate, contro la pubblica amministrazione e in materia di armi e stupefacenti; affermare il controllo egemonico sul territorio, realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe e mediante infiltrazioni nelle amministrazioni comunali; infine, di procurarsi ingiuste utilità.