Diventa definitiva la sentenza contro il clan Molè di Gioia Tauro dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione nel processo nato dall’inchiesta “Mediterraneo”, operazione della Dda di Reggio Calabria che ha cristallizzato il tentativo del clan della città del porto di ritornare in auge dopo l’omicidio del boss Rocco Molè. La Cassazione ha annullato la sentenza di condanna nei confronti di Giovanni Burzì per incompetenza territoriale dei giudici che lo hanno giudicato, inviando gli atti alla Procura di Vibo.
È stata annullata la sentenza nei confronti di Domenico Signoretta solo però in riferimento all’aggravante mafiosa, con rinvio alla Corte d’appello di Reggio Calabria per un nuovo giudizio.
I giudici della Suprema Corte, infine, hanno rigettato i ricorsi, confermando quindi le condanne emesse dalla Corte d’appello di Reggio Calabria, nei confronti di Antonio Molè (11 anni e 4 mesi), Khayiam Ayoub Baba (13 anni e 4 mesi), Carmelina Albanese (2 anni e 8 mesi), Fiorina Silvia Reitano (6 anni), Antonio Albanese (6 anni), Ippolito Mazzitelli (6 anni), Domenico Mazzitelli (6 anni e 6 mesi), Carmelo Stanganelli (10 anni e 4 mesi)), Carmelo Cicciari (6 anni e 8 mesi), Gaetano Cicciari (7 anni), Giuseppe Guardavalle (3 anni e 8 mesi), Eugenio Ferramo (2 anni e 4 mesi), Stefano Sammarco (11 anni e 4 mesi), Cosimo Amato (6 anni), Fabio Cesari (8 anni e 8 mesi), Girolamo Magnoli (10 anni), Pasquale Saccà (8 anni e 8 mesi).
L’articolo completo nell’edizione odierna di Reggio della Gazzetta del Sud.