Tra le attività illecite della “locale di ‘ndrangheta di Mammola” rientrava anche il proficuo settore degli stupefacenti. È quanto sostengono gli investigatori della Polizia che hanno eseguito l’indagine “Malea”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri.
Le intercettazioni hanno consentito di aggiungere ai copiosi elementi probatori raccolti, che comprovano l’esistenza e l’operatività di un sodalizio mafioso nel territorio di Mammola, ulteriori conversazioni che denotano l’interesse verso il traffico di sostanze stupefacenti. Ritengono gli inquirenti che i dialoghi captati, cosi come di solito avviene quando vengono poste in essere reati nell’ambito degli stupefacenti da parte di soggetti con esperienza in tale mondo: «Il più delle volte sono caratterizzati dall’utilizzo di termini criptici, metafore, allusioni, espressioni monche, lapidarie, con l’unico fine di mantenere segrete le finalità illecite sottese. Purtuttavia, interpretati nel loro contesto e decriptati in senso logico, tali dialoghi disvelano quello che si cerca di dissimulare».
Tra l’altro gli investigatori sospettano che il riferimento al “pesce stocco” fatto da uno degli indagati nel corso di una conversazione fosse un modo per nascondere qualcosa di altro.
Leggi l’articolo completo di Rocco Muscari sull’edizione cartacea di Gazzetta del Sud – Calabria