Servono quattro periti per tradurre il dialetto calabrese utilizzato nei colloqui intercettati tra i presunti affiliati della cosca calabrese del boss Antonio Serraino. Ne ha bisogno la Corte d’assise di Trento nell’ambito del processo in corso sulla “filiale” trentina della ‘ndrangheta legata al mondo del porfido, svelata dai carabinieri del Ros di Trento. Lo riporta Dagospia. Sono migliaia le intercettazioni telefoniche e ambientali, per centinaia di ore, che devono essere prima tradotte dal dialetto in italiano e poi trascritte. Risale a febbraio la prima condanna per mafia mai emessa in Trentino, mentre altri 11 imputati sono a processo in assise.
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